Guida pratica alla Valle della Loira

Territori //

Guida pratica alla Valle della Loira

Scritto da

Uno sguardo su uno dei territori simbolo del vino naturale e dell’agricoltura biodinamica: la Valle della Loira tra zone, vitigni e produttori iconici.

Se quasi ogni regione ha un vino, un vitigno o una denominazione che in qualche modo ha scritto la storia di quel territorio, per quanto riguarda la Loira forse non sarebbe neanche sufficiente citarne tre o quattro. Non a caso la Loira, in campo vitivinicolo e non solo, è una delle regioni più estese della Francia e che presenta un incredibile livello di biodiversità.

LOIRA: LA VALLE DEL NATURALE

Una molteplicità di sorgenti alle pendici del monte Gerbier de Jonc, cima facente parte del Massiccio Centrale, danno vita al secondo più lungo fiume francese dopo il Reno, la Loira. Il suo corso prosegue dritto verso nord per centinaia di chilometri fino all’altezza di Orlèans, dove curva in direzione ovest fino a sfociare nell’Oceano Atlantico. In questa fascia di terra di oltre cinquecento chilometri dove fioriscono i più incantevoli castelli di Francia, prendono posto tanti dei più importanti e affascinanti terroir d’Oltralpe.

Non è semplice riuscire a trovare una matrice comune a vini di questa regione così estesa, infatti la natura incontaminata e la presenza del fiume con i suoi diversi affluenti dà luogo a una diversità di climi e di suoli difficilmente riscontrabili in altri territori. Tra spumanti, bianchi, rosati, rossi e vini dolci, se dal punto di vista gusto-olfattivo, un campo comune si potrebbe individuare attorno a termini come mineralità, eleganza e raffinatezza, c’è un altro aspetto a fare da “fil rouge” a tanti vini della Loira. Questo territorio infatti è tra quelli a maggior densità di produttori naturali e l’estensione di vigneti coltivati secondo i principi dell’agricoltura biodinamica non ha paragoni.

Se il movimento del vino naturale è nato in Beuajolais, la Valle della Loira è la regione francese che, in tempi non sospetti, ne ha raccolto il testimone facendosi vera e propria portavoce di questo filosofia di approccio alla viticoltura e alla vinificazione. Non è un caso che proprio in Loira sia nata Reinassance des Appellations, associazione che raccoglie più di duecentrotrenta vignaioli da tredici diversi paesi del mondo, e che ogni anno a Saumur si svolga una delle fiere simbolo del vino naturale, la Dive Bouteille.

UNA MACROREGIONE, QUATTRO GRANDI ZONE, DODICI VIGNAIOLI NATURALI

Per semplificare l’esplorazione di questa regione così vasta, che conta più di 80 AOC, viene utile suddividerla in macroaree, ognuna delle quali raccoglie al suo interno un vero e proprio territorio a sé stante. Seguendo il corso del fiume in direzione della foce, si possono individuare quattro zone vitivinicole: l’area dei vigneti centrali (il termine “centrali fa riferimento al “centro” del paese), la zona di Touraine, quella di Anjou-Saumur e infine dei Pays Nantais.

Ad sud-est di Orleans, quando la Loira comincia a curvare il suo tragitto in direzione dell’Oceano Atlantico, si estende l’area più interna, detta dei vigneti centrali. Il vitigno principe di quest’area è senza dubbio il sauvignon blanc che dà luogo alle sue massime espressioni nelle AOC di Sancerre e di Pouilly Fumé.

SancerreSancerre, piccola cittadina situata sulla costa ovest della Loira, è attorniata da un’ammirabile varietà di suoli e sottosuoli in grado di influenzare profondamente l’espressione di ogni vino. Al Domaine Fouassier, realtà storica che passa di padre in figlio dal 1742, l’approccio in vigna e in cantina sinergico con la natura e non interventista ha proprio la funzione di mettere in mostra queste differenze. Così nascono i Sancerre Les Grands Champs, da suoli calcarei che esaltano ampiezza e delicatezza, Clos Paradis, da suoli argillosi che esprimono rotondità ed equilibrio e Les Romains, da suoli silicei che restituiscono carnosità e mineralità. La freschezza e la tensione che accomuna tutti sauvignon si ritrovano poi anche nelle poche, ma eleganti, espressioni di pinot nero della zona. Inoltre in alcune aree di Sancerre, le particolari condizioni climatiche favoriscono lo sviluppo della botrytis cinerea, ne sa qualcosa Sebastién Riffault che propone Sancerre Blanc, al di fuori di qualsiasi stereotipo di sauvignon classico, che esaltano opulenza e materia, mantenendo però tensione e mineralità tipiche della zona.

Dall’altra sponda del fiume invece si trova Pouilly-Fumé, appellazione che si estende attorno alla città di Pouilly-sur-Loire, dove suoli particolarmente ricchi di calcare e silice donano al sauvignon blanc più spessore e struttura, come dimostrano bene gli strepitosi vini del Domaine Alexandre Bain. Va poi ricordata l’AOC Cheverny, specialmente per il romorantin semi sconosciuto vitigno autoctono, tanto raro quanto affascinante, dall’incredibile potenziale evolutivo. Tra le migliori espressioni, quella del Domaine de Montcy, altra realtà biodinamica nata dalle mani di Laura Semeria, italiana d’adozione ligérien.

Risalendo il corso della Loira si entra nella Touraine, la regione dei castelli della Loira per eccellenza. Ad oriente, a cavallo del fiume, si distingue una tra le più importanti AOC per lo chenin blanc, Vouvray. Sul tufo tenero di queste colline, la vite riesce ad affondare le sue radici ad incredibili profondità restituendo chenin gastronomici di grande acidità capaci di sfidare il tempo e che conservano beva e freschezza anche nelle versioni più dolci. Tra i produttori che hanno portato in alto il nome di Vouvray un altro TripleAista, il Domaine Huet, fondato nel 1928 da Victor, precursore dell’agricoltura biodinamica nel panorama della Loira. Come per il Domaine Fouassier, da Huet, le varie parcelle vengono vinificate singolarmente, nascono così gli chenin morbidi e teneri a le Haut-Lieu, su argille scure, eleganti e fini a le Mont, su suoli ciottolosi con argille verdi, e potenti e strutturati a Clos du Bourg, premier cru dell’appellation su argille calcaree e sottosuolo tufaceo. Ognuno di essi viene poi proposto in versione sec, demi-sec e moelleux.

Non lontano da Tours, a Pouillé, dopo varie esperienze nella Touraine dal Domaine Les Bois Lucas e dallo storico Clos Roche Blanche, si è stabilita Nöella Morantin. Fuori da ogni denominazione produce sauvignon blanc agili e taglienti e un malbec terroso e selvatico, che nella zona viene chiamato Cot.

Fuori dagli schemi a dir poco è invece Jean Pierre Robinot, ex ristoratore parigino, fondatore della rivista le Rouge et le Blanc e oggi viticoltore a Chahaignes. Eclettici ed esuberanti, i suoi vini hanno ben presto conquistato un posto in prima fila nel panorama naturale della Loira, dagli chenin rifermentati in maniera ancestrale e sboccati à la volée ai pineau d’Aunis, rarissima varietà autoctona detta anche chenin noir.

La terza macroarea si estende dal comune di Saumur fino ad alcuni chilometri oltre Angers. Le prime AOC che si incontrano a sud della Loira sono Saumur e Saumur-Champigny. Qui a Varrains si trova una delle cantine più storiche cantine della zona, il Domaine des Roches Neuves, preso in mano nel 1993 da Thierry Germain ha deciso di seguire i principi della biodinamica sin dal suo esordio. Oggi Thierry è un punto di riferimento per Saumur dando vita a chenin sia spumantizzati che fermi, ma soprattutto alcuni tra i rossi più eleganti, strutturati e avvolgenti di tutta la Loira, da cabernet franc in purezza.

Procedendo lungo il corso del fiume, sulla sponda nord si trova l’AOC Savannières, al cui interno si trova il famoso cru de la Coulée de Serrant: sette ettari a chenin blanc di proprietà del padre e pioniere della biodinamica francese Nicolas Joly. La leggenda narra che la stessa notte del 2001 in cui Luca Gargano scriveva il manifesto delle Triple “A”, Nicolas a migliaia di chilometri di distanza redigeva la Charte de Reinassance des Appellations. Oggi la sua Coulée de Serrant, considerata tra i migliori bianchi di sempre, compare su tutte le carte dei più importanti ristoranti del mondo.

La terza regione si chiude con l’AOC Anjou, caratterizzata da pendii ricchi di ardesia e scisti rossi, qui lo chenin blanc si esprime in versioni dal grande potenziale evolutivo e nascono i più grandi rosati della Loira da uve grolleau gris. Mark Angeli è senza dubbio tra l produttori più iconici della zona, alla guida di Ferme de la Sansonnière dal 1984, come Nicolas Joly, lavora ancora i suoi vigneti con i cavalli. Il suo vicino ed ex allievo Stèphane Bernaudeau ha forse superato il maestro e con solo due ettari vitati i suoi vini sono letteralmente introvabili, specialmente la famosa Cuvée Les Nourissons, nata da una vigna di 110 anni fuori dall’AOC per la presenza (un tempo tradizionale) di alcune piante di verdelot tra i filari di chenin, che Stéphane ha giustamente deciso di continuare a vinificare insieme.

Domaine de l'Ecu

Conclude il percorso d’esplorazione la zona dei Pays Nantais. Qui la produzione è concentrata su un unico vitigno a bacca bianca, il melon de Bourgogne. Nascono così i Muscadet, nelle rispettive AOC: Muscadet, Muscadet Coteaux de la Loire, Muscadet Cotes de Granlieu e Muscadet Sèvre et Maine. Proprio in quest’ultima AOC il melon de Bourgogne restituisce le sue migliori espressioni. Ancora una volta la diversità morfologica dei terreni offre la possibilità di “far parlare la terra” vinificando uve da parcelle diverse separatamente come fa Fred Niger di Domaine de l’Ecu, ennesima realtà biodinamica della Valle della Loira, che propone il Muscadet Orthogneiss da suolo ciottoloso con sottosuolo di orhogneiss metamorfico e il Muscadet Granite da suolo ciottoloso con sottosuolo granitico a due micàs. Se il secondo risulta più voluminoso e di sapidità più cristallina, entrambi gli esemplari dimostrano una straordinaria mineralità, fragranza e iodatura, rivelando un potenziale evolutivo inaspettato.

4 GIORNI IN VALLE DELLA LOIRA: L'ITINERARIO CONSIGLIATO

Premessa: Quattro giorni per visitare la Loira sono pochi. La regione è tra le più estese di Francia e tra visite a produttori e castelli e altre attività si rischia di non rispettare i programmi che ci si è prefissati. A maggior ragione è necessario un mezzo su cui muoversi autonomamente: un’automobile o, meglio ancora, un camper che oltre ad ospitarvi di notte può rivelarsi utile per stipare i cartoni di vino che acquisterete durante il vostro tour enogastronomico di questo territorio. A seconda del vostro tragitto che farete per arrivare in Loira potete cominciare dal giorno 1 o dal giorno 4 e fare l’itinerario al contrario.

Giorno 1: Nantes e il Muscadet. Il nostro viaggio comincia da Nantes, città incantevole sulla foce della Loira che non a caso è conosciuta anche come la Venezia dell’Ovest. Appena arrivati potrete perdervi tra le vie del centro o visitare lo Château des Ducs de Bretagne e la Cathédrale Saint-Pierre-et-Saint-Paul. Il vero via alle danze però lo darete all’ora di pranzo, dopo un giro tra i variopinti banchi del mercato di Talensac, sedetevi a uno dei tanti tavolini all’aperto e ordinate un plateau di ostriche selvatiche dell’Atlantico, ovviamente accompagnato da una bottiglia di Muscadet. Comincerete a respirare aria di Loira.

nantes
domaine de l'ecu

Se sulla qualità del Muscadet del mercato non possiamo garantire, l’occasione giusta per scoprire il vero volto del melon de Bourgogne, dirigetevi verso Le Landreau, dove Fred Niger vi accoglierà nel suo Domaine de l’Ecu. Fred è l’erede di Guy Bossard, uno dei pionieri del naturale di tutta la Loria, e oggi porta avanti il suo lavoro con la stessa passione e filosofia. Oltre ad assaggiare tutte le variazioni di Muscadet, sappiate che Fred Niger è uno dei più grandi sperimentatori di anfore al mondo. Il numero di vini prodotti, tra cuvée, microvinificazioni ed esperimenti è estremamente pericoloso. La sera cercate di non fare troppo tardi perché il giorno successivo vi aspetta una giornata impegnativa.

Giorno 2: Angers, Anjou e Savannières. Dopo essersi avvinati la bocca ai vini della Loira è tempo di incontrare i giganti del territorio. Nicolas Joly è lo Stefano Bellotti di Francia, agricoltore e profeta della biodinamica, prima che vignaiolo. I suoi vini sono fantastici, ma saranno le sue idee e le sue parole a colpirvi nel profondo. Dopo un grande incontro ci vuole un grande ristorante, concedetevi un pranzo a La Table de la Bergerie, il ristorante stellato di David Guitton a Champs sur Lyon.

Il pomeriggio andate in visita da un altro dei mostri scari della Loira: Mark Angeli. Mark è stato il maestro di tantissimi vignaioli naturali della nuova generazione ligerién, uno su tutti Stéphane Bernaudeau. La sua Ferme de la Sansonnière è una delle cantine che offre tra le più emozionanti espressioni di chenin blanc di tutta Anjou, non dimenticatevi di assaggiare la sua fantastica Lune Amphore. La serata di una giornata così densa non può che concludersi ad Angers. Lo Château d'Angers è uno dei più visitati di tutta la Loira e accoglie al suo interno l’imperdibile Arazzo dell’Apocalisse. La serata non può che finire in un tour di calici dai migliori bar à vin della città: Autour d’un Cep, la GribicheUne Fille & des Quilles e à Boir et à Manger.

Giorno 3: Tours e i castelli della Loira. Nonostante siate in viaggio enogastronomico, passare dalla Touraine senza vedere neanche un castello sarebbe un peccato capitale. Lungo la strada incontrerete lo Château d'Azay-le-Rideau. Situato su un’isoletta nel mezzo dell’Indre, affluente della Loira, è tra i castelli più suggestivi della regione, grazie allo spettacolo offerto dal riflesso delle facciate sull’acqua. Poco più avanti, anche lo Château de Villandry con i suoi sei giardini ornamentali, merita uno stop. Se vi rimane del tempo Tours è una cittadina capace di offrire tanto sia dal punto di vista artistico che culturale, se invece la fame vi assale proseguite dritti verso Saint Aignan sur Cher, dove avrete solo da scegliere tra Archimède e Les 3 Chemins, due piccoli bistrot alla francese dove i vini naturali sono di casa.

Dopo un gelato a La Glacerie, è tempo di tornare tra i vigneti: quelli di Nöella Morantin a Pouillé. Fatevi raccontare la storia di come un incontro con un professore di viticoltura le abbia fatto cambiare da un giorno all’altro i piani di una vita, passando dal mondo del marketing a fare la vignaiola. I suoi sauvignon sono il modo migliore per prepararsi a Sancerre. Per cena, senza dover fare tanta strada, a Valaire, alll’Herbe Rouge saranno pronti ad accogliervi, eventualmente anche per la notte.

Giorno 4: Bourges e Sancerre. Per concludere il vostro viaggio ripartite la mattina presto in direzione Sancerre. A seconda della vostra conoscenza dei sauvignon blanc di quest’area avete due alternative. I meno esperti possono dirigersi verso il Domaine Fouassier dove Paul e Benoit saranno felici di accogliervi e di raccontarvi la storia della loro famiglia e del loro lavoro volto alla massima espressione della terra. Oltre all’assaggio dei sauvignon delle varie parcelle, non perdetevi lo Skin, un Sancerre sulle bucce fuori dagli schemi. Chi invece con il sauvignon ha più dimestichezza, può dirigersi verso Sury-en-Vaux dove Sebastién Riffault vi racconterà del suo lavoro alla ricerca della massima maturità del frutto. Assaggerete Sancerre di uno stile fuori dal comune profondamente mediterranei e opulenti capaci regalare emozioni uniche.

Dopo pranzo sarete pronti a ripartire per la vostra ultima tappa: Bourges, una delle cittadine più belle di tutta la Valle della Loira. Meritano una visita il centro storico, i giardini alla francese e, se ne avrete le forze, i 396 gradini che portano sulla torre della Cattedrale di Saint Étienne, da dove si gode di una vista privilegiata di tutta Bourges dall’alto.

Buon viaggio!