Di tutte le regioni vitate di Francia, quella nel sud-est del paese, estesa lungo le rive del Rodano, pare essere stata disegnata con una matita dalla punta fine e arrotondata, come i vini che si producono nelle 45 denominazioni. Le due grandi zone in cui è suddivisa – la Valle del Rodano Settentrionale e la Valle del Rodano Meridionale – sono intervallate da uno spazio centrale di respiro, in cui i vigneti si interrompono per riprendere a 50km di distanza. È un po’ come se la terra volesse dirci qualcosa: forse che per passare da una meraviglia all’altra serve una pausa, un fine primo tempo. Ci piace pensare che attraversare i 198km che separano la città di Vienne, porta della Vallée du Rhône, ad Avignone, l’estremo meridionale, sia come guardare un film: un’esperienza da fare con gli occhi bene aperti.
Di fianco alla geografia, c’è un’altra materia che incide sull’identità territoriale di un luogo: la storia. Quella vinicola della Valle del Rodano affonda le proprie radici nella popolazione dei Greci Focesi, arrivati in seguito ai Celti intorno al 600 a.C. Fu questo popolo che molto probabilmente incominciò la coltivazione dell'uva, producendo i primi vini della Valle del Rodano, a cui seguirono le coltivazioni dei galli e dei romani.
Spostandoci in avanti nel tempo, la prima data importante per lo sviluppo della viticoltura della Vallée du Rhône è il 1309, anno dello scisma d’Occidente, durante il quale la sede del papato viene spostata da Roma ad Avignone. A partire da questo momento, l’agricoltura fu non solo ripresa, ma incoraggiata: è di questo periodo la fondazione della residenza estiva di Papa Giuseppe XXII nel piccolo comune settentrionale di Châteauneuf-du-Pape, intorno al quale si concentrò la produzione vinicola. A sostegno di ciò ricordiamo che nel 1936 la Châteauneuf-du-Pape AOC è diventata ufficialmente la prima denominazione di Francia.
Se nel ‘600 vi era la tendenza a mischiare il vino della Valle del Rodano con quelli di Bordeaux per conferirgli maggior corpo e alcol, è dalla metà del ‘700 che il commercio si allarga e i vini della Vallée raggiungono Parigi e le grandi città europee. Nel XX secolo, tuttavia, la produzione vinicola della Valle del Rodano si trova ancora offuscata dalle vicine Borgogna e Bordeaux, finendo inesorabilmente nelle retrovie di un commercio più omologato che mai. Dopo numerosi anni in cui le bottiglie della Valle del Rodano sono state considerate rustiche, opulenti e da tavola, i produttori artigianali hanno saputo dimostrare la propria identità territoriale, che nulla toglie alle terre vicine, ma anzi, aggiunge alla Francia un altro imperdibile capitolo alla saga delle migliori espressioni dei terroir francesi.
Il modo migliore per raccontare la variegata e peculiare conformazione geografica della Vallée du Rhône è quello di prendere in mano la matita e cerchiare le diverse appellation che ne costruiscono la raffinata e ormai consolidata reputazione. Prima di ciò, tuttavia, ci teniamo a tracciare una prima linea di suddivisione tra le sue due metà, il Rhône septentrional e il Rhône méridional. Avremo così modo di evidenziare come le eterogenee caratteristiche climatiche, i suoli, le diverse tradizioni vinicole e i vitigni utilizzati abbiano influenzato i vini delle sotto zone, andando di fatto a creare due mondi variopinti e complementari, da scoprire nelle singole interpretazioni per apprezzarli nella loro interezza.
Potrebbe esservi capitato di sentir decantare i vini rossi da monovitigno della Valle del Rodano. Ecco, se si parla di syrah, probabilmente si sta facendo riferimento ai vigneti del nord. Quest’uva dalla buccia spessa e dalla forte personalità è infatti perfetta per sopportare estati calde, inverni rigidi e venti potenti. Perciò, non è un caso che nel settentrione della Valle del Rodano si trovino le sue migliori interpretazioni. Questo ci porta alla prima grande differenza tra le due aree: il clima. In questa zona gli inverni gelano la punta delle dita e il Mistral ti entra nelle ossa per interi mesi, salvo poi abbandonarti alle porte dell’estate, nella calura estiva afosa e cocente, tipica del clima continentale. Le colline scoscese e i dirupi della Vallée del nord permettono un’ottima esposizione a sud, così da bilanciare le forti correnti di Mistral con i raggi del sole. Dopo esservi persi ad ascoltare il vento che muove i pampini dell’uva, abbassate gli occhi: ciò che bilancia perfettamente gli sbalzi di temperatura di questo lembo di terra sta sotto i vostri piedi. Di matrice granitica, ricco in detriti provenienti dall’erosione del Massiccio Centrale sulla rive droite e delle Alpi sulla rive gauche, il suolo del settentrione rende la terra fertile e le piante rigogliose, permettendo un drenaggio costante e un rilascio di calore graduale durante i gelidi inverni. Se voleste fare proprio un figurone, la prossima volta che qualcuno vi nomina la Valle del Rodano, buttate lì che i terreni granitici della Vallée sono stati particolarmente encomiati persino da Robert Parker, uno dei critici di vino più importanti al mondo.
Per quanto riguarda le denominazioni, immaginiamoci una costellazione di rocce metamorfiche e granitiche, dalla forma allungata, simile alla coda finale di Perseo. Le stelle che ne tracciano la direzione brillano di luce propria: sono i piccoli cerchi a matita che ci servono per orientarci e seguire un percorso ordinato e stupefacente. Stiamo parlando della zona più rinomata della regione e nello specifico delle sue sei più raffinate appellation: Côte Rôtie, Condrieu, Hermitage, Crozes-Hermitage, Saint-Joseph e Cornas. Nella maggioranza delle denominazioni del settentrione si producono, in primis, vini rossi da uve syrah, con eccezione della AOC Côtes du Rhone che corre lungo tutta la regione e che ammette anche la Grenache. Nella Côte Rôtie – suddivisa tra i due pendii Côte Brune e Côte Blond, rispettivamente dai vini più corposi l’una e più delicati l’altra – alla syrah può essere aggiunto un 5% di viognier, così da rendere il vino più delicato e floreale. Una pratica, quella del blend con piccole percentuali di uve bianche, presente anche nella AOC Hermitage.
Invece, nel cerchio d’oro di Cornas, il più protetto ed esposto al sole tra i pendii, il vino rosso è sempre e soltanto firmato dalla syrah in purezza. Qui la terra è soprannominata “Gore”, per sottolineare la presenza di un granito rosa sgretolato al punto di sembrare sabbia. Difficile pensare a un bambino che scorrazza tra i filari esposti a nord, eppure un giovane e promettente vigneron ha cominciato la sua avventura proprio qui. Quando Matthieu Barret ha assaggiato il suo primo sorso di Cornas aveva dodici anni: “me lo ricordo come fosse ieri”, dice con gli occhi che brillano. Tutto merito di un nonno capace di trasmettere al nipote l’amore per la propria terra. Da allora a oggi il Domaine du Coulet ha saputo evolvere insieme alle sue viti, creando vini rossi energici e freschi, diversi a seconda della composizione del suolo e dell’annata, capaci di trasmettere l’identità di un luogo attraverso un solo meraviglioso vitigno: la syrah.
Nel vostro girovagare tra colline e campi vitati a perdita d’occhio, non dimenticate di dedicare uno spazietto anche ai vini bianchi. Seppur prodotti in quantità drasticamente inferiori, sappiate che nel nord non è raro trovare coltivazioni di marsanne, roussanne (tipiche della Crozes-Hermitage) e viognier, il vitigno principe di Condrieu, delicato e di difficile lavorazione.
Superando la città di Valence e attraversando Orange, si aprono le porte di un mondo nuovo: lo yang della Valle del Rodano o, in termini filosofici: la collina soleggiata. Se la Vallée du Rhône Nord scendeva a imbuto incanalando i propri vigneti lungo i dirupi rocciosi intorno al fiume Rodano, nel sud ciò che è aguzzo si fa dolce, e ciò che è scosceso si tramuta in collinare. I vini francesi del sud smorzano dunque gli angoli e ci regalano sorsi rotondi e dai bouquet incredibili, merito di una tradizione vinicola molto diversa dal nord, che predilige le vinificazioni di più varietà insieme. La più particolare caratteristica dei suoli del sud, invece, è quella dei galets, letteralmente un tappeto di ciottoli grandi e arrotondati che formano un terreno sassoso dal drenaggio eccellente e dall’ottima capacità di ritenzione del calore. Sotto di loro, la terra della Valle del Rodano meridionale ospita strati di marne e calcare, ricchi di depositi marini.
Una particolare tipologia di terreno, questa, che a Châteauneuf-du-Pape contribuisce alla creazione delle migliori tra le bottiglie in circolazione dell’intera regione vinicola francese. “Si chiamano galets roulés”, ha raccontato Stanislas Wallut, vigneron del Domaine de Villeneuve. “Aiutano le viti a crescere assorbendo il calore diurno per rilasciarlo gradualmente la notte”. Tra le uve che meglio sfruttano il suolo ciottoloso c’è sicuramente la grenache, il vitigno a bacca nera più utilizzato nel meridione della Vallée. Al suo fianco, è molto presente anche la mourvédre. Attenzione, però: le uve del sud non si vinificano quasi mai in purezza. L’espressione dei terroir si traduce infatti in una comunione di più varietà, unite sapientemente secondo la tradizione locale a formare blend dalle sfumature ampie e sorprendenti. Per produrre i vini della Châteauneuf-du-Pape, per esempio, vengono utilizzati più di una dozzina di vitigni, sebbene grenache, syrah e mourvédre siano di gran lunga i più popolari. “Per l’esattezza, tredici”, sottolinea fieramente Stanislas. Fa una breve pausa, allargando ulteriormente il sorriso: “Che poi con alcune bianche e altre, come la grenache, che si trovano nelle varianti gris, blanche e noir, si arriva fino a diciotto.”
Al fianco della prestigiosa Châteauneuf-du-Pape, un’altra appellation che merita di essere citata è senz’altro Gigondas, creata nel 1971 da una costola della AOC Côtes du Rhône Villages. La denominazione si trova a poca distanza dalle Dentelles de Montmirail, un gruppo di montagne delle Prealpi di Vaucluse, a est di Orange. Qui si producono vini robusti e corposi, diversamente da quelli di Châteauneuf-du-Pape che puntano sull’eleganza e sulla finezza, mai tralasciando la potenza del blend. Un’altra denominazione del sud degna di nota è Tavel, famosa per i suoi vini rosati. Arrivano fino alla punta meridionale, invece, la Côtes du Rhone e la Côtes du Rhone Villages, le appellation che più lasciano spazio all’interpretazione personale dei singoli produttori. Tra le uve meglio espresse attraverso le due AOC c’è un vitigno tanto particolare quanto intrigante: il cinsault, definito dal proprietario del Domaine de Villeneuve “il pinot nero del Sud”. A partire dal suo personalissimo progetto di recupero di viti centenarie di cinsault, Stanislas ha intenzione di creare una nuova etichetta del Domaine, da destinare al "grande rosso" che verrà.
Alla naturale domanda che porta a chiederci se una filosofia artigianale nella Valle del Rodano stia davvero prendendo piede, Stanislas Wallut sa già come rispondere. Annuisce vigorosamente e conferma ciò che osiamo chiedere solo timidamente. La Valle del Rodano, infatti, per molti anni ha subito l’egemonia di Bordeaux e Borgogna, per poi vedere il vicino Beaujolais diventare pioniere nel mondo dei vini naturali. “La strada è quella giusta,” dice sia a sé stesso che a noi. “Per quanto riguarda i produttori di Châteauneuf-du-Pape, va detto: oggi oltre il 50% dei vigneti sono gestiti secondo agricoltura biologica, e i produttori di vino naturale sono in costante aumento”. L’approccio artigianale e fortemente identitario è anche quello dell’allontanamento dal tipico stile francese del fare il vino? Stanislas Wallut e Matthieu Barret, l’uno del sud e l’altro del nord, non potrebbero essere più d’accordo. Entrambi condividono una filosofia che si discosta dalle vecchie tradizioni, puntando invece su una nuova espressione del terroir. “Gli anni ’80 hanno lasciato dietro un lungo strascico da cui io per primo desidero evadere”, commenta Matthieu Barret, “ossia, l’uso del legno”. Nella cantina del Domaine du Coulet, così come nel Domaine de Villeneuve, è il cemento a portare avanti vinificazioni e affinamenti. Le vasche a diamante sono presenti in entrambi i Domaine e permettono al vino un movimento costante, ideale per esaltarne le caratteristiche più eleganti e dunque creare vini di maggior finezza. Nella nostra chiacchierata con Stanislas Wallut, a tal proposito ha aggiunto: “Abbandonare le botti è stato il primo passo per allontanarmi dalla tipica potenza dello Châteauneuf e raggiungere livelli di freschezza maggiori.” “Il risultato sono vini più agili, freschi ed eleganti”, conclude Matthieu.
Dunque la Valle del Rodano si fa regione simbolo di un nuovo personalissimo stile, sia in materia di vino che di agricoltura, riscontrabile in tutto il territorio, da nord a sud. Molti di quelli che oggi sono considerati i grandi nomi del Rodano, sono gli artefici della creazione di questo nuovo linguaggio della vite, testimoniando l'attuale alta densità "naturale" della zona. La costellazione dei produttori del nord – tra cui citiamo Thierry Allemand, Dard & Ribo, Michel Chapoutier, Jean Michel Stéphan e Domaine des Miquettes – si unisce così ai pionieri del sud – Domaine Gramenon, Domaine Richaud e Clos de Joncuas – regalando un punto luce all’intera Francia.
È arrivata l’ora di rifare la punta alla matita che dal nord ci ha condotto al sud. Se anche voi vi siete innamorati della Valle del Rodano, terra dalle mille sfaccettature ambientali, non possiamo che concludere restituendo un po’ di tutta questa bellezza attraverso un viaggetto on the road che vi porti a scoprire la Vallée du Rhône. Ecco dunque un breve stradario di tutti i luoghi che meritano una sosta, possibilmente con calice a portata. Mettetevi comodi, e ricordate: occhi bene aperti.
Giorno 1: L'arrivo nel Rhône méridional. Idealmente, se arrivaste dall’Italia in macchina potreste cominciare il vostro viaggio dal sud, per poi dirigervi verso le terre settentrionali. Partiamo dunque da Avignone, la capitale della Provenza (nonché provvista di Aeroporto). Dopo aver dedicato un bel giro alle sue piccole viuzze e piazzette storiche, concedetevi una visita al suo edificio più importante: il Palazzo dei Papi, patrimonio UNESCO dell’Umanità nonché uno dei principali emblemi dell’arte gotica. La pausa pranzo perfetta, a nostro avviso, è da Hygge, un’enoteca con cucina in stile decò, ideale per un pit stop sano e buono – con tante referenze naturali. La trovate ad appena 10 minuti a piedi dal Palais des Papes. Nel pomeriggio, riprendete la macchina e spostatevi di circa venti minuti: vi consigliamo una capatina al Pont du Gard, un acquedotto romano strutturato su tre livelli, a cui fu ispirato il disegno della banconota da 5 euro. Per la cena, provate a prenotare un tavolo da Bèou Bistrot, un ristorantino accogliente dai piatti ricercati e dagli ottimi vini naturali.
Giorno 2: Lo Châteauneuf come non l'avete mai bevuto. Salite in macchina di primo mattino e dirigetevi nel comune più prestigioso della Vaucluse: Châteauneuf-du-Pape. È da qui che la storia viticola della Valle del Rodano ha avuto inizio, grazie alla costruzione della residenza papale estiva e all’encomio tessuto da Robert Parker. Ma come parlare di questo piccolo comune senza citare il Domaine de Villeneuve? Fidatevi di noi e regalatevi una tappa nella cantina di Stanislas Wallut; scoprirete un’accoglienza unica, mossa dall’energia del suo vigneron. Il Domaine si trova nell’estremo settentrionale dell’appellation e sorge su circa 8 ettari, coltivati secondo agricoltura biodinamica. Fatevi condurre nella cantina sottoterra e scoprirete l’essenza del concetto di “finezza” che Stanislas riesce a trasmettere così bene tanto a La Griffe quanto allo Châteauneuf-du-Pape. Dopo l’ebbrezza di una giornata passata con Wallut, prendetevi una pausa culturale e fate un giro per le stradine di Orange. Vi consigliamo di dirigervi nel tardo pomeriggio verso Valenza, magari regalandovi una serata a lume di candela nel ristorante stellato La Cachette (a 1 ora di macchina dal Domaine de Villeneuve).
Giorno 3: Lungo il fiume, direzione syrah. Siete ufficialmente nel nord della Vallée, luogo dai paesaggi suggestivi e dalla grande diversità ambientale. Valence è l’epitome della ville étape francese, meta ideale per un pit stop prima di salire verso Lione. Qui anche Napoleone si sentì a casa: “Libre, je suis libre!” Cogliete l’occasione e andate a trovare un altro grande produttore Triple “A”, Matthieu Barret. Nel suo Domaine du Coulet, a pochi chilometri da Cornas, le colline di rocce granitiche vi accoglieranno in tutta la loro graffiante bellezza. Tra i suoi grandi vini rossi, particolarmente eleganti e raffinati, fatevi raccontare del suo Cornas Gore, un Syrah prodotto esclusivamente nelle annate più calde, che dedica il suo nome e la sua essenza ai terreni granitici in altitudine del Domaine. Imperdibile è anche suo fratello, il Cornas Ogre, il Syrah delle annate più fredde.
Giorno 4: Da sud a nord attraverso il calice. Dal Domaine du Coulet a Lione vi distanzia solo un’ora e mezza di macchina. Prendetevi tutto il tempo che desiderate per acciuffare ciò che di più bello i ripidi versanti che corrono lungo il Rodano hanno da offrire. Se siete amanti della montagna e delle escursioni, vi consigliamo di dedicare una gita al Parc naturel régional du Pilat, un polmone verde che dal Rodano arriva a toccare la regione della Loira. Una volta raggiunta Lione, siete ufficialmente fuori dalla costellazione vinicola della Valle del Rodano, ma non temete: in città troverete tantissimi bars à vin pronti a farvi rivivere la vostra traversata nel giro di tre o quattro bicchieri. D’altronde, dopo un viaggio così il vostro palato si merita solo cose buone – anzi, concedetecelo: merveilleuse!
Buon viaggio!
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