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Guida pratica alla Sierra de Gredos

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Guida pratica alla Sierra de Gredos

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La storia di una terra di frontiera, di un’identità comune capace di vincere limiti e confini, di una rivoluzione enoica nata dal basso raccontata da uno dei suoi protagonisti indiscussi, Daniel Landi di Comando G.

Gredos è da sempre una terra di confine, un luogo di demarcazione tra contee, un’oasi di acqua e boschi tra territori puniti dal sole. Una regione che si estende a nord di Toledo, su alcune città ad ovest di Madrid e in tutto il sud di Avila. Gredos è crocevia di tre comunità autonome: popoli gemellati dalla madre terra e dai paesaggi, ma separati da confini artificiali e da politici concentrati su fatue conflittualità, piuttosto che disposti a un lavoro di squadra per la costruzione di una denominazione che incarni l’identità unica di Gredos. Così i vini di Gredos si dividono nelle tre DO provinciali Cebreros, Madrid e Méntrida rispettivamente di Toledo, Madrid e Avila , condividendo il nome con vini prodotti a centinaia di chilometri di distanza, in un clima diverso, su altri terreni e con altre varietà.

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LE ORIGINI DI UN’IDENTITÀ

Il nostro territorio è definito dalle montagne. Il carattere delle persone, i nostri usi e costumi, la storia del luogo: qui tutto è stato plasmato dalle montagne. Gredos è una regione isolata e congelata nel tempo per le sue strade tortuose e i rigidi inverni. Una zona rurale, abbandonata a cominciare dalla seconda metà del secolo scorso, all’insegna del mito delle grandi città. Madrid dista poco più di un’ora di macchina e mentre gli abitanti di Gredos migravano verso la metropoli, lo sviluppo urbano ha trasformato villaggi in residenze per i fine settimane dei cittadini della capitale. Così, mentre questo avvicinamento spaziale non faceva che esaltare la grande distanza culturale, l’ammirazione per la città ci ha fatto dimenticare il valore del nostro territorio, di questo paradiso di foreste e montange, una delle regioni più belle di Spagna.

La viticoltura in Sierra de Gredos fu probabilmente introdotta dai Romani e successivamente sviluppata dai monaci cistercensi a partire dal XII secolo. Durante il Signo de Oro, il “Rinascimento spagnolo”, i vini di Gredos godevano di grande fama presso le corti. Poi però con la costruzione della ferrovia tra la capitale e Valdepenas, i carri trainati dai muli che trasportavano le botti di vino dalle montagne furono sostituiti dai treni a vapore e dai vini di pianura de La Mancha e il mercato del vino di Gredos crollò. Un declino che sarebbe durato per tutto il XX secolo tra la guerra civile, che impoverì l’intero paese, la dittatura e l’avvento delle cooperative industriali degli anni ’60. È proprio in quel momendo che cominciò l’esodo rurale e l’abbandono dei vigneti.

Ma una nuova generazione era in procinto di nascere: una generazione pronta a cambiare senso di marcia, che ha saputo viaggiare e formarsi in un contesto socio-economico totalmente diverso. Pionieri con la volontà di valorizzare la regione, evitando il proseguimento del processo di abbandono delle terre, consolidando invece un’identità comune per Gredos. Questa è storia della nostra generazione, di vignaioli come Telmo Rodriguez, come me e Fernando Garcia, mio compagno di avventure in Comando G e di realtà come Bernabevela, Marañones. Non sarebbero stati confini di natura politica a definirci, ma le nostre montagne e i loro terreni granitici. E dopo anni di lotta e querele oggi sulle etichette di vino si comincia finalmente a poter scrivere a grandi lettere “Sierra de Gredos”. L’abbiamo fatto per la prima volta nel 2011 e ci hanno denunciato non ricordo quante volte. Il nostro obiettivo era quello di far aprire gli occhi alle persone, di valorizzare e recuperare un territorio a rischio abbandono. Oggi la nostra battaglia è vinta perché ogni anno compaiono nuovi giovani viticoltori che recuperano i vecchi vigneti di famiglia. Gredos è la nostra casa e siamo fieri di aver dato il nostro contributo a questa conversione.

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LA BORGOGNA NATURALE DI SPAGNA

Il vigneto di Gredos è una complessa combinazione unica al mondo: impianti di garnacha, uva principe del territorio, che oggi coprono circa duemila ettari su terreni granitici situati in altitudine e incastonati tra le montagne con piante tra i quaranta e gli ottanta anni allevate “en vaso”, tradizionale metodo ad alberello. I suoli, caratterizzati da un’estrema variabilità, sono perlopiù poveri di materia organica e ad ottimo drenaggio. Di origine granitica, presentano notevole presenza di quarzo e totale assenza di argilla, con maggioranza di sabbie e limo. La natura granitica del suolo ha sfavorito l’arrivo dell’industria vitivinicola: nessuno nutriva interesse a investire in una zona così appartata e con una morfologia dei terreni che li rendeva difficilmente meccanizzabili.

Un fattore determinante nella qualità dei vini di Gredos è l’altitudine. Di regola, con le dovute eccezioni, più le vigne si trovano in altitudine più si otterrano dei vini equilibrati. I vigneti sono compresi tra i 660 e 1200 metri sul livello del mare e tra il più basso e il più alto possono intercorrere fino a sette gradi di temperatura e una differenza nei tempi di maturazione fino a quaranticinque giorni. Il clima cambia quindi di valle in valle: dal mediterraneo più secco a un continentale estremo, passando per un mediterraneo umido molto piovoso. A seconda di dove ci si trova, si potrebbe pensare di essere tra i prati verdi della terra promessa, al centro della California o perfino sulla Luna, tra pietre e vegetazione spoglia.

Le bellezza di Gredos sta proprio in questo: nell’identità comune e nelle differenze tra i comuni e le valli. Ad oggi con Comando G siamo l’unica azienda vitivinicola attiva in tutte e tre le valli e crediamo che questo possa contribuire a un maggior comprensione a una più ampia visione della nostra regione. Gredos significa freschezza nel mediterraneo e qui crediamo ci sia il giusto potenziale per vini di prestigio mondiale. Ci sono terroir più “Chambolle”, alcuni più “Vosne”, altri ancora più “italiani”... dove la mineralità è più elettrica, più salina o più gessosa. E così struttura e profilo dei vini cambiano magicamente, mantendo sempre un’anima comune.. Nel 2007 per primi abbiamo imbottigliato un vino da un unico appezamento e abbiamo cominciato a parlare di diversità tra le valli e i vari comuni. Ispirandoci al modello borgognone produciamo Vinos de Pueblos (Village), Vinos de Paraje (1er cru) e Vinos de Parcela (Grand Cru). Nessuna novità nel mondo del vino, una grande novita per la Sierra de Gredos. E oggi molti produttori seguono il nostro stesso modello.

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UNA BIODIVERSITÀ MONTANA

Per la sua morfologia montuosa e boschiva Gredos non è mai stata zona di monocoltura. Sebbene un tempo la viticoltura fosse molto diffusa e rappresentasse la principale fonte di ricchezza, i vigneti erano dislocati alle pendici delle montagne. L’esodo verso le città contribuì all’abbandono delle terre a macchia d’olio che in cinquant’anni fece perdere più del 90% del vigneto regionale. Oltre alla viticoltura fino a pochi decenni fa l’agricoltura e l’allevamento erano le atre attività rappresentative dello stile di vita in questa regione, principalmente come mezzi di sussitenza.

Gredos oggi è terra di piccoli vignaioli. Le montagne ci hanno protetto dall’industrializzazione permettendoci di formare una sorta di collettivo di piccole cantine tutte vicine all’agricoltura biologica. È la natura del luogo a invitarti a lavorare in un certo modo per la sua bellezza e per il clima favorevole che rende superfluo l’uso di sistemici nel controllo delle malattie.

Allo stesso tempo il territorio vive un bellissimo risveglio del settore agroalimentare e oltre al vino nascono tanti nuovi piccoli progetti e iniziative. Dai ai caseifici artigianali come Quesos Elvira Garcia specializzato nei formaggi di capra, agli allevamenti biologici come Avicola Redondo che produce uova o La Finca di Jimenez Barbero a Colmenar dell’Arroyo che ha reintrodotto la mucca avilana, razza rustica autoctona dal pelo nero per natura magra e ossuta, ma capace di adattarsi alla morfologia del territorio e dalla carne di grande qualità.

I vigneti quindi convivono con boschi, ulivi, frutteti e pascoli per il bestiame, lasciando i terreni più pianeggianti per la semina. La grande biodiversità di cui godiamo è dovuta al mix di climi e valli molto diverse per caratteristiche pedologiche e climatiche. Dalla valle del Tiétar, dove il clima mediterraneo umido permette la coltura del tabacco all’estrema montagna continentale dell’Alto Alberche la vigna è accompagnti da campi di ginestre, lavanda, timo, camomilla, leggi, frassini, querce e castagni. Anche la cucina rispecchia il carattere del luogo. Si tratta di una cucina umile e abbondante, nata per sfamare chi lavorava nei campi di montagna. Tra le tante preparazioni meritano di essere nominati i fagioli di Barco de Avila, le patatas revolconas, patate bollite condite con un soffritto di aglio e peperoncino, la zuppa castigliana, le interiora del maiale (di cui non si butta via niente) e le Yemas de Santa Teresa, tipici dolci di Avila composto esclusivamente da tuorlo d’uovo e zucchero.

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4 GIORNI IN SIERRA DE GREDOS: L'ITINERARIO DI DANIEL

Giorno 1: L’Arrivo a Madrid. Non perdetevi l’occasione di una passeggiata per le vie centrali della capitale, scegliete almeno una visita tra i tanti musei, godete dell’atmosfera e dell’accoglienza dei madrylenos, ma sopratutto lasciatevi catturare dall’ampia offerta gastronomica. Alla Taberna Laredo troverete un luogo dove sentirsi a casa, con un connubio perfetto tra cibo e un’ottima carta dei vini. Angelita è invece il miglior winebar della città e forse di Spagna, dove potrete ordinare tapas deliziose. A La Buena Vida troverete un’atmosfera più intima e la miglior “comida” del mercato della capitale. Da Sacha, Botilleria e Fogòn, potrete chiaccherare con una delle persone più brillanti e divertenti che abbia avuto la fortuna di incontrare, invece alla Cuenllas incontrerete Fernando, che capirà al volo i vostri gusti per accompagnare col vino giusto una cena nel suo ristorante classico e gustoso.

Giorno 2: Le cantine di Gredos. In un’oretta di macchina lungo la N-501 si arriva a San Martin de Valdeiglesias, dove comincia la regione vinicola di Gredos. Lì, dopo una visita al Castello de la Coracera del XV secolo, visitate la Bodega Marañones, tra i pioneri della zona, con una spettacolare tenuta a Peña Caballera. Potete poi incamminarvi verso i Toros de de Guisando imponenti tori scolpiti nel granito risalenti al terzo secolo a.C. che simboleggiano l’importanza del bestiame nella regione. Lì accanto si trova anche il bellissimo Monastero di San Jerónimo de Guisando, uno tra quelli che promosse la viticoltura a Gredos. A pranzo potete fare un pic-nic nell’incantevole castagneto di El Tiemblo godendo dell’esuberanza della natura tra castagni centenari, cascate e piccoli ruscelli. Nel pomeriggio invece andate a visitare la Bodega Telmo Rodriguez, la prima ad arrivare a Cebreros nel 1999, dove potrete ammirare i bellissimi vigneti alle pendici della montagna.

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Giorno 3: Le montagne di Gredos. Da Cebreros in mezz’ora di macchina si raggiungono gli altopiani dove i vigneti salgono fino a 1.200 metri: un’area abbandonata che abbiamo riscoperto e valorizzato a partire dal 2009 che oggi risulta essere la più prestigiosa di tutto il territorio di Gredos. Arrivati a Villanueva de Àvila potrete visitare Comando G, vedere il nostro lavoro artigianale nei vigneti di montagna nascosti tra enormi rocce granitiche. Andremo a mangiare insieme a La Querencia, dove Guzmán combatte per mantenere in vita la sua città grazie al suo ristorante, il migliore di tutta la Sierra de Gredos. Nel pomeriggio tra le tante escursioni che si possono fare in zona non perdetevi il Sendiero de Los Barrios: oltre ai paesaggi incredibili, d’estate si può fare il bagno nel fiume Alberche e conoscere l’artchittetura tipica delle antiche case di pietra. Per la notte Guzmán ha diverse case rurali a Villanueva de Àvila. Non potrebbe essere più facile.

Giorno 4: Àvila. L’ultimo giorno, al risveglio, procedete verso Burgohondo a soli 7 chilometri da Villaneuva, dove potrete visitare Bodegas Rico Nuevo, un progetto nato da poco con grande entusiasmo. Chi non è interessato al vino, può aspettarvi lungo la Senda de Los Bonales, un percorso percorribile sia a piedi che in bicicletta. Prima di lasciare Burgohondo, se siete nella stagione giusta, non perdete l’occasione di comprare delle pesche da uno dei tanti contadini della zona. Il nostro viaggio termina ad Àvila, magnifica cittò medievale patrimonio dell’Unesco. Una passeggiata nelle vie del centro vi preparerà a un’ultima meritata cena a El Almacén, dove Julio e il suo staff vi faranno gustare il meglio della gastronomia regionale con vista sulle meravigliose mura illuminate di notte. Se cercate un posto per dormire, il Parador è il posto che fa per voi.

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