Guida pratica alla Mosella

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Guida pratica alla Mosella

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Uno sguardo su uno dei territori storicamente più vocati al mondo per la viticoltura, che grazie al movimento del vino naturale sta affrontando una seconda gioventù. Il racconto di una rivoluzione stilistica attraverso il racconto di Gernot Kollmann di Weingut Immich-Batterieberg.

Se c’è una regione vinicola ad aver reso famosa la Germania per la produzione di vino in tutto il mondo, sicuramente si tratta della Mosella. Nota anche come Mosel-Saar-Ruwer e patria d’elezione del riesling, la Mosella, oltre ad offrire uno dei panorami vitivinicoli più affascinanti di tutto il mondo per le condizioni ambientali spesso proibitive, rappresenta una zona d’avanguardia dal punto di vista produttivo, che sta rimettendo in discussione la concezione del vino tedesco, grazie a un movimento di giovani produttori ha investito su un approccio alternativo agricolo e di cantina.

DA TREVIRI A COBLENZA: LA REGIONE DEI TRE FIUMI

Quando abbiamo scelto di indagare la Mosella come territorio, sapevamo di avere un asso nella manica. Non appena gli scrivo, Gernot Kollmann mi risponde entusiasta e felice di aiutarci: da un lato la sua grande professionalità e competenza, dall’altro la piena appartenenza a quella nuova scena di vignaioli che si sta imponendo nella regione. Insomma l’interlocutore perfetto per un resoconto attuale e affidabile di uno dei territori più noti e affascinanti al mondo.

La Mosella è una striscia di terra che si estende per circa centoottanta chilometri della Germania centro occidentale tra le città di Treviri e Coblenza lungo le sponde del Mosel. È proprio il fiume, prima di sfociare nel Reno, a dare il nome insieme ai due affluenti Saar e Ruwer a questa regione, detta appunto anche Mosel-Saar-Ruwer.

È proprio qui che la Germania vide gli albori della sua viticoltura, grazie ovviamente ai Romani che piantarono vite per la produzione di vino destinate alle truppe, dal momento che il trasporto dall’Italia avrebbe rappresentato un costo eccessivo, e che come sempre dimostrarono la loro lungimiranza in materia di vino, tant’è che proprio da questa zona oggi provengono i migliori vini dell’intero paese.

Come nel resto delle terre dell’ex impero Romano a prendersi cura dei vigneti e a salvaguardare la viticoltura durante il Medio Evo furono i monasteri, che anzi incrementarono gli ettari vitati, raggiungendo una superficie totale paragonabile a quella odierna che conta poco meno di diecimila ettari. Furono poi le due guerre mondiali e la fillossera a segnare una battuta d’arresto per la viticoltura dell’intera Germania, che però ben presto seppe presto riprendersi investendo sulla ricerca e sulla produzione di qualità, interpretando con intelligenza le caratteristiche uniche di alcuni territori, tra cui quello della Mosella.

Lavanda Mosella
Vigneto Mosella

IL VIGNETO PIÙ A NORD DEL MONDO

Se la viticoltura dell’emisfero Boreale si pratica a una latitudine tra il 30° e il 50° parallelo, la Mosella ne traccia quasi la linea di confine settentrionale, trovandosi ancora più a nord della Champagne francese. Il clima continentale e le temperature rigide hanno fatto sì che i migliori vigneti fossero disposti proprio a ridosso del fiume che impedisce le gelate, liberando nelle stagioni più fredde il calore accumulato. Proprio questo rende il vigneto della Mosella uno dei più affascinanti al mondo, con terreni ripidi e scoscesi ai bordi del fiume con pendenze vertiginose che collocano senza dubbio la viticoltura di questa zona tra quelle definite eroiche. Basti pensare che molti viticoltori, tra cui lo stesso Gernot per operare su alcuni appezzamenti sono obbligati a calarsi attaccati a delle funi, tanto impervie sono le scarpate su cui lavorano.

Questa conformazione del territorio rende anche difficile sfruttare al massimo l’incidenza solare, per questo i vigneti sono disposti quasi esclusivamente sui versanti sud e a ridosso del Mosel, sfruttando anche i raggi riflessi dal fiume stesso. In questa terra affascinante strappata alla roccia, anche il suolo rivela una natura assolutamente unica: da una parte la composizione vulcanica, che ha permesso in buona parte il mantenimento di viti a piede franco, dall’altra la stratificazione scistosa di differenti tipi di ardesia, in grado di immagazzinare calore che viene restituito alle piante. Le ardesie variano dalle blu alle grigie, fino alle rosse diversificando i terroir anche a brevissime distanze e rendendosi responsabili della grande mineralità dei vini.

Mosella terreno

Nonostante tutto ciò, è sempre stato praticamente impossibile per i viticoltori della zona riuscire a portare in cantina uve a perfetta maturità, non a caso un vitigno semi aromatico a maturazione lenta e tardiva come il riesling, capace di dare risultati di estrema eleganza anche quando non perfettamente maturo, ha praticamente colonizzato il territorio, diventandone protagonista indiscusso e occupando quasi il 60% dei vigneti, seguito da altri vitigni a bacca bianca e spiccata acidità come il muller thurgau. In tale contesto i riesling della Mosella si esprimono sempre con grandissime acidità, grado alcolico molto basso, profonda mineralità e con il tipico sentore di idrocarburi.

In aggiunta le grandi nebbie diffuse lungo il Mosel, favoriscono lo sviluppo della botrytis cinerea, la cosiddetta muffa nobile che, oltre a rendere ancora più complessa e diversificata la scena vitivinicola della Mosella, offre la possibilità di vendemmie molto tardive, con evaporazione di acqua dagli acini e conseguente innalzamento della concentrazione zuccherina.

Non stupisca quindi che storicamente la Mosella sia diventata famosa grazie e soprattutto ai suoi vini dolci. Da semplici vini passiti, ai muffati fino ai famosissimi eiswine (i progenitori degli icewine canadesi), tanto da indurre le istituzioni a basare proprio sulla maturazione delle uve un intero sistema di classificazione dei vini di qualità superiore QmP (i Qualitätswein mit Prädikat, paragonabili alle nostre DOCG), ossia gli unici per cui non è concessa l’aggiunta di zucchero in vinificazione. Si va così dai Kabinett, vini le cui uve sono raccolte in normali periodi di vendemmia, quindi secchi, leggeri e poco alcolici fino ai Trockenbeerenauslese, vini prodotti da acini botrytizzati selezionali che danno vini talmente dolci da rendere difficile la fermentazione che solitamente si ferma attorno ai 6 gradi alcolici. In Germania sono considerati Trocken, ossia secchi, tutti i vini con residuo zuccherino inferiore ai 9 g/L, tanto sono alte le acidità in grado di bilanciarlo. 

Se la Mosella era ed è tutt’ora internazionalmente riconosciuta per i suoi eiswein, i muffati e i passiti, oggi nonostante persista la tradizione dei vini dolci, una nuova generazione di produttori si sta affacciando sul mercato con un’offerta di vini profondamente diversa che non volta le spalle alla storia del territorio, ma ne propone una nuova interpretazione: giovane, dinamica, più attuale.

Il movimento dei vini naturali, cominciato nella seconda metà degli anni ’80 ha riscosso molto successo in un territorio dove già per natura l’intervento agricolo era ridotto all’osso e quindi spesso disponibile ad abbracciare un’agricoltura di tipo biologico. È l’approccio enologico che ha saputo trasformarsi ottenendo specialmente dalle nuove generazioni un notevole riscontro. Oggi i vini di tendenza della Mosella che stanno letteralmente invadendo le tavole dei migliori natural winebar di tutta Europa sono perlopiù Kabinett, quindi riesling dalla beva inconfondibile, grazie a un’acidità spiccatissima a bilanciare un residuo zuccherino mai elevatissimo, e segnati dalla tipica mineralità conferita dai terreni del luogo. Vini che hanno un’identità comune ma che cambiano volto a seconda del luogo e della posizione della vigna, a volte capaci di affrontare il tempo senza timore, raggiungendo la massima maturità dopo anche venti o trent’anni.

Questa avanguardia naturale e stilistica nasce anche da una previsione a lungo termine sul futuro, si pone in un’ottica di comprensione e accettazione di un cambiamento climatico già in atto, che presto renderà la zona più calda e forse in parte facendo perdere alcune peculiarità uniche del territorio e in parte rendendo la viticoltura più accessibile e praticabile. All’interno di questo movimento c’è senza dubbio Gernot Kollmann con la sua Weingut Immich-Batterieberg, produttori famosi e di grande calibro come Clemens Busch e altri che vanno affermandosi a livello internazionale come Melsheimer, in biologico dal 1995, e Jakob Tennstedt, ragazzo di origine berlinese che dopo tante esperienze a livello europeo ha scelto di mettere radici in Mosella.

Mosella

4 GIORNI IN MOSELLA L’ITINERARIO DI GERNOT 

Giorno 1: Visita a Treviri. Il nostro viaggio non può che cominciare da Treviri, la città più antica di tutta la Germania. Basta camminare per le vie della città per rendersi conto sia del passaggio dei Romani sia del periodo in cui fu principale elettorato del Sacro Romano Impero. Meritano sicuramente una visita la Porta Nigra, imponente edificio di oltre duemila anni fa, la Basilica di Costantino e la casa di Karl Marx, originario proprio di Treviri. La città vanta tanta storia che se siete appassionati non potrete che fermarvi un giorno intero, cenando allo Schloss Monaise, nel caso invece siate più interessati ai paesaggi, nel pomeriggio potrete imbarcarvi lungo la Mosella verso Leiwen. Da Vierzehn85 vi accoglieranno sia per un’ottima cena che per la notte. 

Giorno 2: Verso Bernkastel-Kues. Dopo colazione, proseguite lungo il Mosel fino a Bernkastel-Kues, due città gemelle separate solo dal fiume nel cuore della Mittelmosel. Vale la pena fermarsi a MarktPlatz, per ammirare le tipiche case a graticcio, prima di inerpicarsi verso il Burg Landshut, un castello in rovina del XIII secolo, incastonato tra boschi e vigneti, da cui potrete godere di una bellissima vista della vallata. Nel pomeriggio date il via al vostro tour enogastronomico con una visita ai vigneti dalle pendenze mozzafiato e alla cantina di Jakob Tennstendt, giovane leva della Mosella naturale e proseguite in città con una cena al ristorante Ratskeller.

Immich Batterieberg

Giorno 3: Sulle pendenze di Enkirch. Prendetevela con calma, a Bernkastel-Kues le attività da fare sono tante, dal semplice escursionismo per ammirare i grandi paesaggi che offrono le alture lungo il fiume, fino al parapendio per una vista sulla Mosella senza precedenti. Proseguendo lungo la strada principale, si incontra il borgo di Zeltling, dove un pranzo al ristorante Zeltinger Hof vale senza dubbio la sosta. Fate tappa check-in nel fantastico Jungendstil Hotel Bellevue, nel piccolo comune di Traben-Trarbach, a pochi chilometri di distanza dalla Weingut Immich-Batterieberg, dove Gernot vi accoglierà con gioia. Prima di assaggiare i vini, per comprendere fino in fondo le condizioni estreme di lavoro, fatevi portare nei vigneti del cru Enkircher-Batterieberg tra pendii folli e piante ultracentenarie. Se dopo tutto il vino bevuto avrete ancora la forza di mangiare e bere l’hotel ospita il ristorante Belle Epoque, un’altra eccellenza di tutta la regione.

Giorno 4: Trekking estremo. Svegliatevi presto, fate una colazione sostanziosa e ripartite verso Bremm. Qui comincia la via ferrata Carlmont-Klettersteig, un percorso di trekking di sette chilometri da affrontare con calma, preparazione e, se non siete camminatori esperti, con l’aiuto di un professionista, sarete ricompensati dai migliori panorami e dai vigneti più ripidi di tutta la regione. Sulla via del ritorno potrete fare ancora una sosta in una cantina simbolo per la scena naturale della Germania, la Weingut Melsheimer, alla quinta generazione e in regime biologico da oltre 25 anni. Prima di ripartire potrete concedervi anche un’ultima chicca, il pranzo da Heim’s Restaurant, tappa obbligatoria per tutti i cultori della gastronomia in viaggio per la Mosella.

Buon viaggio!

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