La giornata di un agricoltore dipende dal tempo che fa. Seguo un po’ le previsioni, un po’ il mio istinto, ma bisogna sapersi adattare alle circostanze e avere sempre pronto un piano B. La mattina mi sveglio tra le 6 e le 6 e mezza, faccio colazione con un caffè e qualche biscotto mentre leggo la lista delle cose da fare che mi sono preparato la sera prima, poi sono pronto a mettermi al lavoro.
In questo periodo abbiamo pulito la cantina, sanificato le botti, insomma abbiamo lavorato come se dovessimo vendemmiare. Ma questo in realtà è un anno particolare perché abbiamo deciso di mettere le vigne a riposo.
Sono alla mia trentesima vendemmia e mi sono sempre segnato l’andamento delle varie annate. Lavorare in biologico ti permette di avere più contatto con la realtà e un certo “tatto” con la natura. Nel tempo così mi sono accorto che il mio vigneto ha un ciclo sessennale di annate critiche, come è stato nel 2002, nel 2008 e nel 2014. In queste annate per salvare il raccolto devi fare tanti trattamenti con rame e zolfo, passare tra i filari col trattore compattando il terreno, rischiando anche di spendere tanti soldi per poi raccogliere poco e male o comunque uve che non sento mie. Da qui nasce l’idea dell’anno di riposo, invece che fare 12 trattamenti e far soffrire le mie viti ho deciso di non interferire con la natura.
Questo non significa abbandonare la vigna a sé stessa, quest’inverno abbiamo potato le viti lasciando solo il legno, abbiamo fatto un sovescio e da quando è cominciata la vegetazione ci siamo fermati. Da allora siamo entrati una sola volta nel vigneto, a piedi, giusto per sistemare i nuovi tralci e accompagnarli nei fili. Abbiamo deciso anche di non fare sfalciatura, lasciando il tempo alle piante tra i filari di fare un ciclo completo. In questo modo cresce l’apparato radicale e si crea areazione nel terreno.
Vedere come si comportano le singole piante durante quest’anno di riposo per il vigneto, mi permette di selezionare le viti più forti da cui prenderò il materiale per fare selezione massale. Ho fatto la stessa cosa nel 2008 su un ettaro di sauvignon che avevo recuperato dall’abbandono e le piante che ho selezionato e ripiantato allora sono quelle che in quest’anno senza trattamenti hanno prodotto più grappoli e si sono dimostrate più resistenti a oidio e peronospora. Oggi si parla tanto di queste nuove varietà resistenti ottenute da incroci tra vite europea e vite americana, ma si perde completamente l’identità storica e territoriale del vitigno.
A pranzo solitamente resto in azienda, insieme a mio figlio Carlo, che ha cominciato a lavorare con me, mio papà e mia sorella, siamo una bella squadra. Mangiamo un po’ di tutto, verdure, carne, pasta, l’importante è che siano buone materie prime, per questo usiamo le nostre oppure le acquistiamo dai colleghi agricoltori della zona che lavorano bene. Un bicchiere di vino ce lo concediamo sempre, ma senza esagerare altrimenti scatta l’abbiocco.
In questi giorni in azienda ci sono anche i miei nipoti che mi stanno dando una mano a pulire gli alberi. Anche se sono ancora piccoli, ogni tanto cerco di coinvolgerli nell’azienda anche perché capiscano cosa significhi fare agricoltura.
Noi coltiviamo anche farro, mais dente di cavallo, che è un’antica varietà, e orzo con cui produciamo birra in collaborazione con Primo Campo, un microbirrificio della zona. Anche se non escludo nei prossimi anni di investire in un micro impianto.
Quest’anno anche di seminativo ne farò poco, perché ho deciso di estendere l’idea dell’anno di riposo all’intero complesso aziendale piantando molta erba medica, che essendo una leguminosa restituisce azoto al terreno. Per il 2020 i nostri ventiquattro ettari sono a impatto zero. In un campo ho messo anche i girasoli, gli uccelli sono ghiotti dei loro semi e questo permetterà di farli nidificare nelle circostanze così che l’anno prossimo potranno aiutarmi a combattere eventuali insetti nocivi che stanno nel vigneto.
Questa scelta sicuramente ci farà produrre poco o niente per questa vendemmia, ma è un segno di rispetto nei confronti dell’ambiente e un investimento sul futuro, il vigneto ne guadagnerà e sono molto positivo per il 2021.