La giornata di Daniele Parma | La Ricolla

La giornata del vignaiolo //

La giornata di Daniele Parma | La Ricolla

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Le mie estati da vignaiolo, nonostante le ovvie piccole differenze, finiscono per sembrarmi un po’ tutte uguali. Il caldo costringe a far suonare la sveglia il prima possibile, non tanto perché non si riesca a dormire, ma per approfittare della luce e dell’aria più fresca della mattina. A seconda del vigneto in cui si è deciso di lavorare durante la giornata alle cinque e mezza, massimo alle sei, sono già in piedi.

Son sempre stato uno sportivo e per questo nell’alimentazione ero molto metodico. Poi ho abbandonato la corsa per il paddle (pur sempre a livello agonistico) e quindi ultimamente la mia carriera da “atleta” è un po’ passata in secondo piano. Allora invece che prepararmi la colazione a casa preferisco andare al bar: latte macchiato e striscia di focaccia, rigorosamente da inzuppare.

In vigna in questo periodo due sono le operazioni che van per la maggiore: la sfalciatura, per tenere a bada l’inerbimento spontaneo dei vigneti, e i trattamenti, che dove non si riesce a passare col trattore son da fare manualmente con gli atomizzatori a spalla. Entro le undici si cerca di staccare perché il caldo comincia a diventare insopportabile e di norma mi dedico agli aspetti di gestione aziendale. Da un lato la burocrazia, ormai sempre più impattante a livello di tempo, e dall’altro le pubbliche relazioni, che non solo sono fondamentali, ma rappresentano anche una delle parti più divertenti del mio lavoro.

Prima dell’una e mezza raramente ci sediamo a tavola. Durante questo periodo dell’anno, mentre si lavora in attesa della vendemmia, si finisce per vivere insieme ai ragazzi che mi aiutano, al mio “equipaggio”. Dal canto mio non perdo mai l’occasione di sensibilizzarli sul tipo di lavoro che facciamo, visto che sono loro in primis ad aver voglia di crescere e ad appassionarsi a questa viticoltura essenziale che portiamo avanti a La Ricolla. Dopo pranzo il pisolino è obbligatorio: che sia sul divano o sotto un albero, alla mia mezz’ora di sonno non ci rinuncio mai.

Alle tre e mezza si torna tra i filari e si tira dritti fino alle sette. Sono giornate dure, giornate di fatica. In questo periodo c’è bisogno della massima concentrazione, la vigna ha bisogno di monitoraggio continuo e costante. Così mentre con un occhio guardi la sfalciatrice e fai attenzione a non prendere le piante, con l’altro osservi le foglie e i grappoli per vedere l’evoluzione del ciclo della vite e individuare eventuali problemi. Del resto quello dell’agricoltore è un lavoro di osservazione, specialmente nel caso in cui il tipo di conduzione agronomica non è “un’agricoltura che si fa”, ma “un’agricoltura che si è scelti di essere”, come succede per la biodinamica.

Quest’estate si sta rivelando più stressante del solito. A giugno ha girato subito il caldo e ha smesso completamente di piovere, ma nonostante la siccità ci sono livelli di umidità altissimi. Così, se da un lato la mancanza di precipitazioni sta stressando le piante frenando la maturazione e prolungando la “fase verde”, dall’altro l’umidità fa sì che l’oidio sia da tenere costantemente sotto controllo.

La mia giornata finisce con le gambe sotto al tavolo, davanti a un piatto caldo e a una bottiglia di vino. È il compagno essenziale durante i pasti e poi, bevendo quasi sempre quello dei miei colleghi diventa il modo migliore per mettersi in discussione e trovare nuovi stimoli.

A forza di questi ritmi, già alle nove sono pronto ad andare a dormire, ma nel caso mi forzi a vincere il primo sonno addormentarsi dopo diventa impossibile e si finisce a far la notte in bianco. È a quel punto che comprendi quanto sia strategico il pisolino post prandiale: è il rifornimento della salvezza, ti dà quel tanto di carburante per portare a termine la giornata… almeno fino alle nove insomma.

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