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La giornata di Alessandra e Gianluigi Bera | Bera

La giornata del vignaiolo //

La giornata di Alessandra e Gianluigi Bera | Bera

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Le nostre giornate sono diverse, ma intimamente legate, forse più che di giornata del vignaiolo avrebbe senso parlare di giornata di Bera, come azienda, come organismo, come famiglia.

ALESSANDRA

Alessandra Bera

La mia giornata è un esercizio di equilibrismo tra il mio essere vignaiola e la mamma, due veri e propri lavori a tempo pieno che mi lasciano ben poco di abitudinario e lineare, fatta eccezione per la mia teiera di english breakfast tea bollente, senza la quale la giornata comincia col piede sbagliato. La nostra è una grande famiglia composta da me, i miei figli Vittoria e Leonardo, mio fratello Gianluigi e mio padre Vittorio e viviamo tutti sotto lo stesso tetto. Mia mamma era un pilastro importante, quando è mancata cinque anni fa, in parte ho preso io le redini della famiglia. Ho preso in mano il cassù, ossia il mestolo, come diciamo in piemontese.

Coniugare i due ruoli richiede un’attitudine multitasking, bisogna sapersi destreggiare tra la gestione della cantina e della famiglia. La mattinata, tra curare l’orto, accompagnare mio figlio a scuola, fare la spesa e il lavoro in ufficio, vola via in fretta. In azienda mi occupo della parte gestionale di ordini e di amministrazione e di tutto ciò che riguarda l’accoglienza e il rapporto con i clienti e gli importatori, che significa anche viaggiare molto. Ora in vigna c’è poco da fare, rimane solo lo stato di febbrile attesa della vendemmia, che segnerà anche un ritmo completamente diverso della nostra routine. Ad aiutarci per fortuna ci sono Enrico, un ragazzo trentenne di Acqui Terme appassionato, la sua ragazza Costanza e Veronica, che lavora con noi già da tempo. È bello condividere il lavoro quotidiano anche con loro, che è come se facessero parte della famiglia.

In casa Bera accoglienza e ospitalità sono parole chiave. Per questo spesso lavoro e tempo libero si confondono e spesso si finisce volentieri a far pranzo con amici, ospiti e clienti, che finiscono sempre per diventare amici anche loro. Da noi è un momento molto importante: mangiare fa parte di un rituale della nostra società contadina nel quale ci si ritrova tutti insieme seduti intorno al tavolo. La cucina è il mio regno indiscusso, adoro cucinare e mi sento depositaria di una tradizione, di un modo di vivere a cui siamo intimamente legati, fatto di accoglienza e convivialità. Così come io ho imparato da mia mamma, oggi anche Vittoria mi aiuta ed è sempre più coinvolta.

A vedermi da fuori sono un ibrido, a volte mi sento come la perfetta fusione tra la figura tradizionale di donna di 50 anni fa che gestiva l’intera famiglia, e la donna moderna di oggi, dalla vita frenetica, fatta di relazioni, spostamenti, continui viaggi all’estero. Questo è l’aspetto più bello e faticoso del mio essere vignaiola nel terzo millennio.

Durante la giornata ad ogni modo ho imparato a ritagliare spazi da dedicare a me stessa e a quel che mi piace fare. Per staccare la testa mi piace dedicarmi all’orto e al giardino, farmi delle passeggiate col nostro cane Archie a godermi lo spettacolo delle nostre colline e ovviamente passare tempo con i miei figli. Prima del Covid mi ero iscritta a un corso di ballo latino americano, oggi mi dedico allo yoga e ovviamente agli amici, anche se, gira e rigira, le nostre serate finiscono sempre per essere incentrate sul cibo e sul vino e quindi mi tocca tornare ancora una volta, ma sempre con piacere, ai fornelli.

Dopocena, se non sono ancora con amici e clienti, riesco a staccare definitivamente e allora è facile che crollo sul divano. Ma ogni sera, stanca, riguardandomi indietro vedo sempre una giornata fatta di frenesia, di caos, ma mi rasserena l’idea di essere una donna fortunata, perché ho la possibilità di vivere le mie passioni. E questa gioia è la benzina che mi dà la forza di ripartire da zero il giorno dopo.

GIANLUIGI

Per me la giornata tipo del vignaiolo non esiste. Le uniche sicurezze sono la sveglia delle 6 e il caffè. Io mi occupo integralmente della cantina e mi spartisco il lavoro in vigna con Enrico. Ogni giorno mi sveglio con in testa una scaletta delle priorità dei lavori da fare, ma viene quotidianamente stravolta, bisogna sapersi adeguare alle esigenze esterne. Al momento siamo in pieno periodo prevendemmiale, nell’interregno tra la fine dei lavori in vigna e la vendemmia. Ormai quello che si è fatto si è fatto, stiamo giusto continuando a seguire una vigna che abbiamo impiantato da poco che giustamente richiede molte attenzioni.

A breve dovrò anche fare un ultimo imbottigliamento. Quest’anno data la situazione e l’invenduto imbottigliato e non, bisognerà escogitare un sistema di trucchi e travasi al momento giusto per far stare in cantina tutta l’uva. Di norma cerco di finire entro le 20, ma in tempo di vendemmia smettono di esistere gli orari e si lavora ventiquattro ore su ventiquattro. Quella del moscato per giunta è una vinificazione molto esigente, quindi davvero è da seguire indipendentemente dal tuo sonno.

Per fortuna comunque c’è Alessandra che si occupa di tutto e riesce a gestire con maestria il menage famigliare e aziendale. Mia sorella, oltre che un’ottima cuoca, è una tosta, io la chiamo la mia padrona. Per scherzo ovviamente. Non so come farei senza di lei, il mestiere del vignaiolo ti assorbe completamente, anche se ho imparato a impormi dei momenti di stacco. Andando avanti con gli anni capisci che devi riservarti dello spazio per te. Io tendenzialmente riesco a farlo la mattina presto o dopocena, a costo di perdere qualche ora di sonno. Mi piace leggere, scrivere e sono un grande appassionato di storia locale. Ultimamente sono impegnato su un lavoro per il comune sul castello di Costigliole d’Asti, che mi ha assorbito completamente tutte le serate. Ma che ci devo fare? Mi appassiono e non riesco a dir di no.

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