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Pranzegg | Déjà vu

Fotografie dalla terra //

Pranzegg | Déjà vu

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Ricordi "a scatti" di una giornata in compagnia di Martin Gojer e Marion Untersulzner.

La Conca di Bolzano

Procedendo in direzione nord dalla Val d’Adige, si giunge alle porte di Bolzano, capoluogo altoatesino situato in una valle a forma di conchiglia confinata da montagne ripide e irte. A partire dai primi anni del Novecento, in seguito all’installazione di una grande area industriale ai confini della città, i masi originariamente situati in pianura furono spostati sulle pendenze delle coste. Tra i tanti agricoltori a cui toccò questa sorte c’era anche la nonna di Martin Gojer che oggi, insieme alla moglie Marion Untersulzner, è il custode del maso Pranzegg.

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I protagonisti di Pranzegg

Martin, figlio e nipote di contadini, sapeva già da bambino che sarebbe diventato vignaiolo. Appena diciottenne, quando eredita il piccolo maso circondato da tre ripidi ettari di vigna, scommette sul sogno di vinificare e imbottigliare le proprie uve. Contro ogni pronostico, la scommessa è stata vinta e da qualche anno al suo fianco c’è Marion, anche lei figlia di viticoltori, a prendersi cura del maso Pranzegg. Qui si dedicano a una viticoltura biologica e biodinamica, producendo vino fuori dalle logiche delle cantine sociali.

Leggi la storia di Martin Gojer e Marion Untersulzner!

Una scelta controcorrente

Diversamente da molti altri luoghi in Italia in Alto Adige le cooperative sociali hanno avuto un grande ruolo commerciale e di sostegno e godono di grande stima tra i vignaioli grazie al lavoro svolto nella zona nel secondo dopo guerra e in seguito allo scandalo del metanolo. Qui nella Conca solo il 5% del vino è vinificato dai vignaioli, ma Marion e Pranzegg hanno deciso di abbandonare la strada battuta e “sicura” e si sono messi in gioco per fare vini differenti e rappresentativi del territorio.

Ascolta il podcast della nostra chiacchierata con Martin!

La policoltura

Qui le pendenze sono vertiginose ma Martin non si scoraggia: i vigneti infatti sono su entrambe le sponde della valle e possono vantare esposizioni opposte e altitudini differenti, di contro il lavoro prende una quantità di tempo quadruplicata rispetto alla media di 250 ore previste per un ettaro in pianura. L’idea di Martin e Marion, per permettere al terreno di esprimersi al meglio, è di tornare alla policoltura: per ora hanno piantato molti alberi da frutta tra i filari, anche a costo di perdere in resa. Il prossimo passo sarà un piccolo gruppo di pecore nane che aiuteranno a pulire l’erba tra i filari senza toccare i germogli, e affiancheranno le già presenti api e galline, per tornare alla policoltura che prima era la norma.

Leggi il reportage di una giornata da Pranzegg!

La cantina

L’Alto Adige non è soltanto vitigni a bacca bianca e Martin e Marion lo sanno bene, infatti tra i muri in pietra viva della cantina di Pranzegg prendono vita grandi espressioni dei rossi territoriali della zona, lagrein e schiava.
Il lagrein diventa terreno di sperimentazioni, e così lo possiamo trovare in una veste più classica all’interno del Laurenc, un rosso teso e vigoroso dal tannino scattante, oltre che in una declinazione più spumeggiante all’interno del Total Chaos, un rosso frizzante di corpo, spigoloso e profondamente gastronomico. Ma la voglia di sperimentare non si ferma e così nascono gli assemblaggi che vedono il lagrein accompagnato dalla schiava nel Rosso Leggero e nel rifermentato rosato Miau! Miau!

Tra i loro filari non mancano comunque varie varietà a bacca bianca che portano nel calice il GT, un gewurztraminer capace di far ricredere chi non ha un buon rapporto con questo vitigno, l'elegante Caroline, da un uvaggio a maggioranza chardonnay, e il teso e agile Tonsur, da uve sylvaner, pinot bianco, chardonnay e muller thurgau in un raro caso di coplantazione.

La schiava liberata

La schiava è un vitigno, o meglio una famiglia di vitigni, che se rispettata diventa generosa e regala vini succosi e freschi caratterizzati da grande finezza e profondità. Una varietà incredibilmente sottovaluta per decenni, seppur diffusa in tutto il nord Italia, ora trova dimora quasi esclusivamente in questa valle dove Martin e Marion hanno deciso di scommettere su di lei, slegandogli le briglie che la relegavano a vitigno di serie B. Una scommessa che li ha ampiamente ricompensati con il Campill, una vera e propria schiava liberata!

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