Daniele Parma fonda La Ricolla nel 2004, dopo un’esperienza ventennale di vinificazione nell’azienda di famiglia. La volontà è quella di fare vino esclusivamente con le proprie uve, coltivate in prima persona, nel rispetto dei cicli vitali della pianta e dell’ecosistema circostante. Quello di Daniele è un percorso fatto di consapevolezza e sperimentazione: da un lato un obiettivo da raggiungere, un ideale da perseguire, dall’altro la coscienza di non poter permettersi di sbagliare.
Il 2010 è l’anno del cambiamento. Daniele sperimenta in campo l’agricoltura biologica che, restituendo presto risultati qualitativamente migliori, gli consente di non utilizzare prodotti enologici in cantina. Nel 2013 nasce così il vino Berette, un bianco della tradizione ottenuto macerando il vermentino e andando in bottiglia senza filtrazione. La svolta vera e propria però avviene nel 2017: dal confronto con grandi personalità del vino come Stefano Belotti e Saverio Petrilli, Daniele si avvicina alla biodinamica scoprendo un approccio agricolo basato sull’equilibrio dell’interazione tra uomo e natura. Per Daniele è la presa di coscienza definitiva che un altro vino è possibile!
Se dal 2017 i vini de La Ricolla non prevedono l'uso di lieviti, filtrazioni e chiarifiche, con la 2020 anche l'impiego di anidride solforosa è definivamente eslcuso. Proprio in questa decisione Daniele mostra il suo spirito più riflessivo. Interrogarsi sulla possibilità per i suoi vini di sostenere una vinificazione senza solfiti, conduce alla comprensione della necessità di un rapporto più stretto con l'ossigeno. La ricerca della microssigenazione senza l'uso del legno porta alla scoperta del mondo delle anfore. Anni di ragionamento, studio e sperimentazione si condensano in un'ideale che guida il futuro de la Ricolla: “un’agricoltura vera restituisce grappoli vivi e vitali in grado di sostenere una vinificazione senza solforosa passando per un ambiente ossidativo"
A La Ricolla l'uva di casa ha il colore bianco. Il vermentino prima di tutti, seguito dalla autoctona bianchetta genovese, di cui Daniele ha recuperato alcuni vecchi cloni. La cifra stilistica dei vini, sia bianchi che rossi in questo caso, è invece la macerazione sulle bucce, con tempi e contenitori differenti a seconda dei vini.
Tra tutte le etichette, quelle che meglio racchiudono l'essenza del territorio e le tappe dell'evoluzione di Daniele sono il Berette 2.0, un vermentino in purezza che sosta 14 giorni sulle bucce e parzialmente affinato in anfora, il Ninte de Ninte, una bianchetta genovese brevemente macerata e anch'essa maturata in terracotta e l'Oua al Quadrato, nuovamente un vermentino dove la macerazione si spinge sino ai 150 giorni.
All’interno dei vigneti dell’azienda troviamo sei vigne in sei comuni diversi. Il vigneto della Basilica, a Cogorno, di circa due ettari di vermentino con la maggior parte delle piante con più di cinquanta anni, a cui la Basilica dei Fieschi fa da sfondo, e che dà vita al Berette 2.0. Qualche chilometro più in su, a Carasco, troviamo il ripidissimo vigneto di Priora: mezzo ettaro di terra aggrappato ai muretti a secco, dimora della bianchetta impiantata negli anni ’70 che scorre nel Ninte de Ninte. La vigna di Tenuta dell’Esedra, a Sestri Levante, si trova all’interno di un uliveto ad anfiteatro ed è una giovane vigna di granaccia che confluisce nel Grana(n)cia Meccanica e nell’Orcio Più. Infine i vigneti di Verici, Tolcedo e Vignolo, il primo è regno della bianchetta, il secondo è un impianto a sangiovese e ciliegiolo e l’ultimo una novità: qui convivono due varietà francesi che prossimamente scoprirete nel calice.