Avete mai assaggiato un vino che vi abbia fatto esclamare “Waw” al primo sorso? Dall’idea di Luca Gargano e delle fotografe giapponesi Keiko e Maika nasce il progetto WAW: vini primordiali, vini di agricoltura, vini d’avanguardia.
WAW! Sorpresa e contentezza, istinto e immediatezza, imprevedibilità, inconscio e impulso. Un sorso e… WAW! La gioia ancestrale e il piacere primordiale che sa dare solo il Vino Vero, quello senza artifici e senza inganni, puro, nudo, libero, irriverente e inconsapevole. WAW!
Il progetto WAW, nato dalla collaborazione tra Luca Gargano e le fotografe giapponesi Keiko Kato e Maika Masuko, si propone di creare una linea di vini “primitivi” in anfora: vini originali e originari, vini primordiali, i più antichi e più vicini alla natura. WAW è desiderio e necessità di sottrarre per una volta, piuttosto che aggiungere. WAW restituisce al vino quel posto e significato che nella storia ha occupato per millenni, prima che venisse stravolto da 60 anni di uso indiscriminato di prodotti chimici e combustibili fossili e di agro-industrializzazione, che lo hanno relegato a prodotto, commodity, a semplice e vuoto partner perfettino.
WAW sono i vini “Come Prima”. Prima della tecnologia, prima di tutte le storture e bruttezze generate dall’enologia moderna, delle scorciatoie per manipolare e cambiare profondamente qualcosa di semplice, diretto, puramente espressivo se concepito con amore e arte. In questo senso i WAW sono vini di mille anni fa, quando c’era solo l’uva e l’anfora; e l’uomo ad unirle.
L’idea, portata avanti da produttori di diverse nazioni, è di condividere lo stesso metodo (non-metodo) di vinificazione che non prevede alcun tipo di intervento: raccolta manuale, vinificazione in anfora a grappoli interi, macerazione fino a fine fermentazione (dai 3 ai 6-7 mesi) e imbottigliamento senza pressatura. Niente follature o rimontaggi, nessuna operazione. Se il vino si fa in vigna, WAW è la massima espressione di questo concetto: i vini WAW sono vini di agricoltura.
I vini WAW hanno un unico ingrediente: l’uva, da varietà miste, nelle proporzioni costanti 78% a bacca bianca, 22% a bacca nera, e sono tutti vinificati in anfore spagnole, artigianalmente prodotte da Orozco de Villarobledo.
Nel progetto sono coinvolti molti produttori Triple “A”, ma non solo. In questo senso WAW è open source, aprendosi a tutti quei vignaioli che condividono la filosofia Triple “A”, che ha poi generato la selezione delle cantine del nostro catologo.
Come le Triple “A”, in cui WAW si insinua e di cui fa parte, hanno rappresentato all’inizio degli anni 2000 la svolta naturale del vino che ha fatto riaprire gli occhi agli appassionati senza fornirgli una guida pratica per orientarsi e riconoscere i vini autentici e genuini, così WAW rappresenta lo step successivo, la nuova frontiera delle Triple “A”, l’avanguardia del vino, fatto di collaborazioni e sinergie tra chi il vino lo consuma e chi ne fa oggetto del proprio lavoro quotidiano, come i commercianti più illuminati, gli appassionati-esperti e ovviamente gli stessi produttori.
WAW è un seme appena piantato, la necessità di sognare che ci contraddistingue. La quantità di bottiglie irrisoria pone il progetto al di fuori di qualsiasi logica commerciale, ma lo rende movimento, evoluzione, frutto della passione per il nostro lavoro. Le Triple “A” non si sono mai preoccupate di porsi fuori dagli schemi, anche se fa più rumore un albero che cade, che una foresta che cresce.