Sono serviti anni di viaggi, appunti e calici perché Tiago Teles, ingegnere delle telecomunicazioni, critico enologico e curatore di guide di settore, scegliesse finalmente di passare dall’altro lato della bottiglia. Saranno la sua profonda conoscenza del territorio e della viticoltura portoghese e i suoi legami famigliari a guidarlo nella scelta tra vari terroir: zone dallo straordinario potenziale nascosto e tanto diverse tra loro al punto da convincerlo a portare avanti contemporaneamente più progetti, dando voce a territori che hanno l’influsso dell’Oceano Atlantico a far da matrice comune.
Nel 2008 hai abbandonato il mondo della critica e nel 2012 sei diventato un vignaiolo. Come hai scelto dove fare vino?
"Erano anni che esploravo i territori portoghesi osservandone i vigneti e bevendone vini. Mi sono innamorato della complessità dei suoli e dei climi influenzati dall’oceano Atlantico e ho capito che i gli appezzamenti migliori stanno in collina e che i più vocati brillano di luce propria. Secondo me i vini di Bairrada e Vinho Verde erano in grado di materializzare quella natura viva, pur mantenendosi costantemente complessi e mutanti. Nella scelta, le varietà di uva non sono mai state cruciali, son loro ad essere al servizio del vino, non il contrario. Ciò che conta davvero è la loro qualità, quanto bene si adattano al clima e ai tipi di vini immaginati. Per questo i nostri vini sono locali, autentici e amichevoli e mettono in mostra la vera natura dei suoli, del clima e delle conoscenze del luogo in cui nascono".
Quindi tutto comincia in Bairrada?
"Esatto, la Bairrada, una delle regioni vitivinicole più prestigiose del Portogallo, è una piccola “macchia vinicola” che copre alcuni comuni delle regioni di Aveiro e Coimbra, incorniciata dagli altopiani di Caramulo e Buçaco a est e, ovviamente, dall’Oceano Atlantico a ovest. A Sao Mateus e Valdazar, ho trovato viti ben adattate al suolo e al clima. Così insieme a mio padre mi sono lanciato anima e corpo nel mio sogno: fare vino a stretto contatto con la natura, senza mai dimenticare l’identità del luogo. Le nostre uve sono coltivate secondo le pratiche dell’agricoltura biologica, proteggendo la biodiversità della regione. Inoltre abbiamo la fortuna e il privilegio di vinificare presso la cantina di uno dei più prestigiosi produttori di vino del Portogallo, con un capitale umano appassionato e accesso a condizioni eccezionali".
Lì prendono vita Gilda e Maria de Graca, due vini rossi le cui etichette raccontano molto della tua infanzia e del legame con il mare.
"Proprio così. Gilda racconta una storia di perseveranza nata nel cuore dell'identità di un luogo e della sua gente. La libertà di creare, insieme al desiderio di fare un vino puro e digeribile, ci ha portato a scegliere un particolare blend di varietà ben adattate al clima locale. Poiché Gilda si rifà all'espressività tradizionale della regione di Bairrada, nella sua complessità mescola influenze dei suoli atlantici e calcarei. La fermentazione naturale del blend, presenta la vera espressività del terroir.
L'etichetta ritrae la storia della barca Gilda e delle generazioni che hanno viaggiato per i canali di Ria de Aveiro in uno spirito famigliare e di amicizia. L’illustrazione tra ispirazione da una fotografia scattata da mio padre nel 1984 che credevamo perduta, ma che ho recentemente riscoperto nel 2011. In questa immagine naviga il ricordo di una barca unica, in legno, sapientemente realizzata a mano e adattata da mio nonno alle condizioni di navigazione nella Ria de Aveiro. E sopra la barca ci sono i miei due fratelli maggiori allora adolescenti.
Maria da Graça è un vino vivace, libero, influenzato dalla freschezza dei terreni calcareo-argillosi e dai venti dominanti costieri dell'Atlantico nord-occidentale. Celebra la conoscenza e la saggezza tramandate di generazione in generazione. In questo vino, abbiamo cercato di esprimere in modo naturale le caratteristiche che il vitigno Alfrocheiro dona a un luogo, la fattoria S. Mateus, dimostrando quanto possa essere sofisticata la regione di Bairrada.
In questo caso l’etichetta racconta la storia della barca a remi di legno Maria da Graça, realizzata a mano da nostro nonno. Fu su questa barca che grandi e piccini impararavano a pescare e a navigare lungo i corsi d’acqua di Ria de Aveiro, con il vento che soffia da nord in estate o l'effetto specchio incontaminato di un fiume nelle mattine d'inverno".
Nel 2015 è la volta del Raiz nel Vinho Verde.
"Sì, lì tutto è cominciato con il ripristino di un vecchio aggregato rurale in granito, a Quinta da Cancela, ad Arcos de Valdevez. Siamo a trenta chilometri dalla Galizia, all'interno di una valle aerata dai venti del nord e riscaldata dalle montagne circostanti, sotto l'influenza delle catene montuose di Soajo e Peneda. In questo luogo da piccolo ho imparato a vivere la natura con la sua esuberanza, i suoli granitici e le acque del fiume Vez. Da casa della nonna guardavo il paesaggio dove oggi sono coltivate diverse varietà locali bianche e rosse. Con il Raiz abbiamo voluto coniugare la freschezza del territorio con la complessità della natura che ha restituito un vino genuinamente atipico. Ogni bottiglia racchiude una storia di connessione con l'Alto Minho, celebrando i valori di libertà, pensiero, volontà e creazione".
Nello stesso anno inizia anche la tua collaborazione con António Marques da Cruz con cui nasce la serie COZs. Ci racconti di più?
"Si tratta di un progetto nato da esperienze condivise con l’obiettivo di far rinascere luoghi e sentimenti familiari unendo il piace di sperimentare, scoprire, imparare e progredire. In primis abbiamo recuperato i vigneti di Quinta dos Cozinheiros, che nei primi anni 2000 davano dei vini spettacolari per mano di José Mendonça, tragicamente morto nel 2008. Da quando nel 2011 è finito il progetto, il mio desiderio è sempre stato quello di far rivivere i vecchi vigneti di Cozinheiros, un luogo dove non c'è barriera fisica tra i diversi tipi di uva e dove dominano baga -noto localmente come poeirinho-, nei rossi, e mariagomes (o fernãopires) nei bianchi. Ho dovuto aspettare il 2015 per rendere questo sogno possibile e ho deciso di perseguirlo con António Marques da Cruz, di Quinta da Serradinha, che si è presto rivelato il partner naturale per quest’avventura. Tanto che oggi lavoriamo insieme sei ettari di vigna nella Serra de Montejunto, una catena montuosa che si trova nella regione della capitale. E ancora una volta nei nostri vini ricerchiamo l’identità selvaggia di questi vigneti atlantici che si esprimono attraverso la salinità del mare e i profumi della vegetazione locale".
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