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Nessuno tocchi la Romanée-Conti

Editoriale //

Nessuno tocchi la Romanée-Conti

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Espianto del vigneto di Muscatel di Cannubi: tra smentite, dati e versioni opposte. Difficile verificare, ma abbiamo cercato di fare chiarezza.

Il mio ultimo editoriale “Hanno espiantato le vigne antiche della Romanée-Conti italiana” ha destato perplessità e in taluni indignazione. Mi pare corretto tornare sull’argomento per dare qualche spiegazione, come ho già fatto con chi mi ha scritto privatamente, com’è giusto che sia nei confronti di chi si interroga sui vari blog di informazione sul mondo del vino.

Comincio dal titolo.
Capisco che paragonare un vigneto di Barolo alla Romanée-Conti sia una scelta per alcuni versi discutibile. Si tratta di una “licenza poetica”, un semplice paragone tra il “luogo di culto” della viticoltura francese e quello che, secondo il nostro punto di vista, sarebbe potuto essere uno dei luoghi di culto della viticoltura italiana.

Parlare di “clickbait” mi pare fuori luogo: il sito Triple “A” non contiene annunci pubblicitari che generano rendita e l’articolo non è orientato alla vendita di un prodotto (per altro out of stock); prodotto che, come distributori, non abbiamo mai fatto fatica a vendere.

Inoltre, né Giulio Viglione né noi stessi abbiamo fatto del danno una questione economica, ma piuttosto di perdita di un grande patrimonio per l’intero panorama vitivinicolo nazionale.

Quanto alla nostra opinione, non esitiamo a riaffermarla.
Le Triple “A” hanno una visione del vino che non ammette eccezioni.
Per noi espiantare una vigna che contiene al suo interno piante di oltre 80 anni è e rimarrà pura follia, vedere istituzioni che non tutelano quelle che sono realtà uniche del settore è una profonda delusione.

Spesso per giustificare interventi di questo tipo, vengono addotte motivazioni di necessità. Questa volta la “ragion di stato” sarebbe da trovarsi nelle condizioni del vigneto ritenute precarie.

Noi abbiamo risentito Giulio Viglione e, anche se sulle dimensioni del terreno abbiamo commesso un errore che rettifichiamo (si tratta di circa 1600 metri quadrati), Giulio sostiene che:

  • il numero di fallanze era inferiore al 15%,
  • il numero di piante di oltre 80 anni era maggiore del 50%,
  • il numero di piante affette da flavescenza dorata era ammontabile a solo 4 o 5 viti prontamente reimpiantate

Peraltro se fossero attendibili i dati “molto critici” forniti da alcuni sulla condizione del vigneto, non si spiegherebbe come Giulio abbia prodotto una media di oltre 1.000 bottiglie l’anno (nell’annata 2019 sono 850 i litri di Barolo Cannubi prodotti, di cui alleghiamo documentazione).

Secondo i limiti massimi consentiti dal disciplinare, in un terreno di 0,16 ha si potrebbero produrre fino a 896 litri di Barolo. Considerando le presunte piante malate, l’età delle vigne e la presenza di tre filari di barbera all’interno del vigneto, ci si chiede come di fatto sia stato possibile raggiungere un tale volume di produzione.

Dalle informazioni ricevute da Giulio, le condizioni del vigneto non erano così precarie come si vuol far credere per giustificarne l’espianto.

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