In un mondo in cui chiamiamo con lo stesso nome prodotti con caratteristiche organolettiche, nutrizionali e gastronomiche completamente diverse, abbiamo sentito la necessità di offrire uno strumento di valutazione e di riflessione per delle scelte consapevoli.
Lockdown e quarantena hanno paralizzato il mondo intero, a cominciare dall’Italia. Se dovessimo mettere in classifica i pochi aspetti positivi che ci ha lasciato questo periodo, a contendersi il primo posto sarebbero la riduzione della nostra impronta ecologica sulla Terra e il cambiamento delle nostre abitudini alimentari.
Da un lato, dopo anni e anni, l’Earth Overshoot Day, ovvero il giorno che segna il sovrasfruttamentto delle risorse annuali disponibili della Terra, è arrivato con ben tre settimane di ritardo rispetto al 2019, cadendo il 22 agosto. Senza dubbio troppo presto, anche se rappresenterebbe un risultato entusiasmante se non fosse dovuto a cause di “forza maggiore”. Dall’altro, sempre dopo anni e anni, in molti sembrano aver trovato il tempo e la voglia di rimettersi in cucina, scegliendo anche un approccio diverso nella scelta e nella selezione della materia prima.
Abbiamo potuto vedere entrambe le cose, peraltro intrinsecamene legate, coi nostri occhi: abbiamo rivisto gli uccelli volteggiare nei nostri cieli, gli animali rimpadronirsi dei loro spazi, i nostri amici trasformarsi da un giorno all’altro in provetti panettieri e grandi chef.
Scherzi a parte. Sarà per lo smart working, per la necessità di ingannare il tempo o più semplicemente perché non si usciva, ma una vera e propria inversione di tendenza ha investito l’attenzione che gli italiani hanno dedicato alla cucina casalinga e alle scelte alimentari. Ironia della sorte, tutto ciò è accaduto nel momento storico in cui la gastronomia è sempre più sulla bocca di tutti e sempre meno pasti sono preparati e consumati tra le mura di casa. La cosa però non si è limitata a un fattore temporale, ma si è mossa di pari passo con la ricerca di una materia prima selezionata e di qualità, anche a costo di spendere qualche euro in più.
Personalmente sono il primo a riconoscermi in questo aspetto. Durante la quarantena ho mangiato meglio e ho anche riscoperto la “profondità della mia credenza”, la stessa che aprivo da mesi e mi pareva sempre vuota offriva in realtà tutto l’occorrente per farsi da mangiare per una settimana buona. Sarà capitato anche a voi, magari di ritorno dalle vacanze estive, di ritrovarsi col buco allo stomaco e il frigorifero deserto. Ecco, quello è uno dei momenti in cui ci si rende conto della profondità della credenza, perché alla fine gli ingredienti per una pasta al pomodoro o per un risotto in bianco all’olio si trovano sempre.

Le Triple “A”, come hanno sempre fatto con il vino, sono andate alla ricerca del “cibo” con la C maiuscola, quello proveniente da un’agricoltura naturale, che rifiuta l’uso della chimica di sintesi, quello prodotto con l’esperienza e la tecnica dei migliori artigiani, quello che riesce a unire sapore e salubrità. E come i vini dei nostri Agricoltori, Artigiani e Artisti rappresentano a nostro parere la migliore espressione di ogni terroir, allo stesso modo la selezione dei prodotti di Dispensa è stata fatta dopo innumerevoli assaggi e degustazioni, raccogliendo quelli che pensiamo sia i migliori ingredienti del mondo. L’obiettivo? Offrire a tutti la possibilità di accedere a prodotti quotidiani sani, etici e gustosi.
Per questo, sulla falsa riga del decalogo dei vini Triple “A” la Dispensa è nata da un lavoro di ricerca sul campo che ci ha fatto tracciare i nostri protocolli, dei “disciplinari” di produzione che garantiscono al consumatore trasparenza, genuinità e autenticità. Questo è il cardine fondamentale di Dispensa, in un mondo in cui chiamiamo con lo stesso nome prodotti con caratteristiche organolettiche, nutrizionali e gastronomiche completamente diverse, abbiamo sentito la necessità di offrire uno strumento di valutazione e di riflessione per delle scelte consapevoli. Anche dalle piccole scelte quotidiane derivano grandi responsabilità, a cominciare da quello che mettiamo nel piatto.
Facciamo tesoro dei pochi aspetti positivi che ci ha lasciato questo periodo. E anche se il peggio sembra passato, se abbiamo ricominciato a uscire e a frequentare le nostre osterie e i ristoranti preferiti, non dimentichiamo che ragionare sulle nostre scelte alimentari quotidiane è il miglior modo su piccola scala, per prendersi cura di sé stessi e su larga scala per salvaguardare il pianeta.