Siamo quasi giunti alla fine. Dopo aver scorso punto per punto il decalogo Triple “A” e dopo averli esplicati e sviscerati uno dopo l’altro nella rubrica Differenze che fanno la differenza, siamo arrivati al decimo e ultimo punto, che recita che un vino Triple “A” rappresenta la migliore espressione del terroir al quale appartiene.
Ma cosa significa terroir? Questo termine francese negli ultimi anni è stato tanto abusato nell’uso quando erroneamente tradotto con le parole “territorio” o peggio ancora “terreno”, assolutamente inadeguate a racchiuderne a pieno il significato che i cugini d’Oltralpe gli hanno affidato. Il terroir è un concetto variegato che racchiude molto più di una delimitazione geografica di un’area più o meno estesa su quale giace un vigneto. Il terroir è l’insieme di tutte le caratteristiche che contraddistinguono quel territorio nello spazio e nel tempo, un insieme di fattori tra i quali rientrano la sua composizione pedologica, le connotazioni climatiche, le varietà di vite coltivate e in ultimo, non certo per importanza, un fattore umano composto a sua volta da tante variabili tra cui la storia, la cultura e le tradizioni del luogo. Il terroir non è quindi un concetto statico e immobile, ma in continua evoluzione e in perenne movimento.
Scavando negli archivi dei documenti fondamentali delle Triple “A”, abbiamo ritrovato uno scritto di una nostra vecchia conoscenza, il grandioso produttore di Borgogna Philippe Pacalet. “Prendiamo in considerazione l’esempio della Cote d’Or” scrive Philippe “dove uno stesso vitigno, il pinot noir, dà risultati sorprendentemente diversi che costituiscono l’incommensurabile patrimonio di questa regione vitivinicola. Se il pinot noir in questo caso è quindi un parametro fisso, a rendere variabile i risultati, ossia i vini e le loro caratteristiche, sono gli altri aspetti che costituiscono il terroir: il sottosuolo, nella cui profondità la vite affonda le sue radici, il suolo, il substrato da cui la vigna ricava il suo nutrimento, il fattore umano, ossia l’insieme dei differenti gesti, tradizioni e approcci di lavoro nei confronti dei vigneti e delle uve, e infine il clima, il risultato di un’annata, dei venti, dell’esposizione, dell’altitudine, dell’insolazione e della pluviometria…”. Quello che intende Philippe è che se il vino fosse un’equazione, la variabile che farebbe variare il risultato sarebbe proprio il terroir.
Ciò che viene da chiedersi è quindi come verificare che un vino sia o meno in grado di essere espressione più o meno autentica del proprio terroir. Noi delle Triple “A” crediamo che affinché un vino sia rappresentazione del proprio terroir siano fondamentali i nove punti antecedenti del nostro decalogo. Solo un’agricoltura saggia e consapevole, basata sull’osservazione e su una cosciente domesticazione del mondo naturale, applicata come vero atto d’amore può materializzarsi in un’uva di gusto, nella densità della materia e nell’importanza del frutto. Solo queste uve a perfetta maturazione fisiologica possono trasmutarsi in vino attraverso una fermentazione spontanea operata dai lieviti indigeni, microorganismi che hanno la capacità di trasmettere al liquido le caratteristiche uniche di un luogo e di un’annata. Solo un produttore che invece di intervenire sul vino ne comprende potenzialità e divenire può accompagnarlo grazie alla sua esperienza e savoir faire verso quello che è la sua naturale evoluzione. Ecco, queste sono per noi le condizioni che danno al vino la possibilità di rappresentare il proprio terroir. Il decimo punto del nostro decalogo non è che una delle naturali conseguenze dell’applicazione dei precedenti nove.
C’è però un ultimo aspetto che racchiude quanto detto finora. Di certo non solo i vini Triple “A” sono espressione del proprio terroir, ne esistono tanti altri. Noi quello che proviamo a fare è di individuare quella che consideriamo migliore espressione di un determinato terroir. Il nostro catalogo è il frutto del nostro continuo e instancabile lavoro di ricerca che dura ormai da vent’anni, anche se il merito, come sempre, è delle abilità, delle conoscenze, del savoir faire e dei gesti dei nostri vignaioli, veri e propri Agricoltori, Artigiani, Artisti.