Le tre generazioni del Domaine Milan

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Le tre generazioni del Domaine Milan

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Di padre in figlio: cos’è cambiato dal 2003 a oggi al Domaine Milan con il passaggio di testimone da Henri a Théophile.

La prima volta che ho incontrato Henri Milan è stato quasi per caso. Era il 2003, anno delle primissime selezioni Triple “A”, e con Alberto Belluomini avevamo appena concluso il nostro giro di perlustrazione nel sud della Francia: sei o sette produttori visitati, una cinquantina di vini assaggiati e un paio che ci avevano positivamente colpiti (di vignerons, non di vini). A un tratto ricevo una telefonata da Luca Gargano: Nicolas Joly, storico produttore de la Coulée de Serrant e volto della biodinamica francese, gli ha parlato di Henri Milan, un giovane produttore a Saint-Remy-de-Provence con un grande potenziale. Io e Alberto facciamo inversione e torniamo indietro in direzione Provenza. Così sono arrivato per la prima volta davanti alle porte del Domaine Milan.

Ad aspettarci c’era Henri, che allora avrà avuto poco più di quarant’anni, un uomo gentile e accogliente coi capelli neri mossi dal vento. Nella maggior parte dei casi, quando andate a trovare un produttore per la prima volta, i grandi agricoltori vi porteranno senza esitazione a fare un giro tra i vigneti, i grandi artigiani piuttosto si dilungheranno in cantina. Henri ci mise non più di trenta secondi a mostrarci la sua vera anima: quella del contadino, che quasi ci fece strano quando ci raccontò in realtà di essere un avvocato. Nell’86, quando il padre gli lasciò in eredità quei terreni a Saint-Remy-en-Provence, Henri non ci pensò più di tanto: si tolse la toga e imbracciò la zappa.

Quel giorno del 2003 il Domaine Milan esisteva ormai quasi da vent’anni, ma stava ancora finendo di compiere il suo percorso agricolo, quello step necessario e inevitabile che deve percorrere ogni vigneron che non proviene da generazioni e generazioni di contadini. Henri sin dall’inizio aveva intuito la sua direzione, ma furono gli incontri con Claude Cortuios, produttore de Le Caiollux de Paradis e pioniere del vino naturale il Loira, e Claude Bourguignon, ingegnere agricolo e studioso di fama internazionale della microbiologia dei suoli, a solcare la strada che Henri imboccò senza esitazione. Fu proprio il suo attaccamento alla terra a restarci impresso di quel giorno, i vini che assaggiamo passarono in secondo piano. Di certo buoni, autentici e territoriali, ma ancora in evoluzione. Eravamo certi che fosse solo questione di tempo. Per questo quel giorno, dopo aver salutato Henri mentre stringeva al suo fianco il piccolo Théophile, richiamai Luca “Milan è dei nostri!”

Oggi il Domaine Milan appartiene alla vecchia guardia delle Triple “A”, ha scritto una parte importante della storia del vino naturale e i suoi vini non sono semplicemente compiuti, ma un vero e proprio riferimento per la nuova generazione di vignerons provenzali. Avrò rivisto Henri almeno venti volte, ma non sono più tornato al Domaine. Così quando di ritorno dal Languedoc passo in zona non posso non chiamarlo “Henri, mon ami, je suis en Provence, je te viens voir!”. Diciott’anni dopo, ad aspettarmi alle porte della cantina trovo ancora una volta Henri, la sua gentilezza, la sua accoglienza. Ad essere cambiati sono solo il colore dei nostri capelli e la statura di Théophile.

In realtà è cambiato molto di più, Henri si è messo a fare politica, è diventato prima sindaco e ora assessore di Saint-Remy-en-Provence e Théo, che come il padre aveva studiato per diventare avvocato, oggi fa il vigneron.
Se Théo però si è ritrovato all’interno di un percorso agricolo già compiuto, è stato insieme ad Henri di quel cambiamento in cantina che ha segnato negli ultimi anni i vini del Domaine.

I vini di Milan parlano la stessa lingua di un tempo, continuano a raccontare la terra da cui nascono, ma con la mano, lo stile e l’idea del loro nuovo interprete. Mentre assaggio i vini, seduti di fronte a me ci sono padre e figlio. Poi a un tratto il pianto di un bambino. Théo si alza e prende in braccio il piccolo Noah. E di fronte a me vedo la precedente, l’attuale e la futura generazione del Domaine. Sorrido, gli scatto una foto e mi chiedo come cambieranno i vini di Milan quando a farli sarà il piccolo Noah.

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