Il vino, in quanto prodotto agricolo, è intimamente legato all’andamento meteorologico di ogni annata. Per questo, fatto salvo per produzioni di tipo industriale, è facile che di anno in anno lo stesso vino dello stesso produttore cambi radicalmente volto, espressione, sapore e grado alcolico. Tradotto, significa che medesima varietà e medesimo metodo di produzione non assicurano riproducibilità del gusto. E se, dal punto di vista commerciale della grande distribuzione, per il consumatore abitudinario tutto ciò può rappresentare un grosso problema, per noi proprio in questa variabilità si nasconde uno degli aspetti più belli del vino. Quando si dice che il vino artigianale racconta un territorio, non si parla solo di suolo e di vitigno, ma anche di annata.
Esistono però vini che i nostri Agricoltori, Artigiani, Artisti hanno scelto di produrre solo in annate speciali. Si dividono in due tipi: i vini figli di annate particolarmente favorevoli e i vini figli di eventi straordinari. Alla prima categoria appartengono tutti i vini prodotti esclusivamente nelle annate migliori. Andrea Marcesini, per esempio, solo quando valuta che ci sia una buona quantità vermentino particolarmente eccellente, lo vinifica separatamente e dà vita al “Non Sempre”. Allo stesso modo Elena Pantaleoni dà vita al suo Buca delle Canne esclusivamente quanto le particolari condizioni climatiche consentono lo sviluppo della botrytis cinerea. Si aggiungono anche i vini di Frus, la joint venture delle Triple “A” con Marina Danieli, in cui l’intera gamma è prodotta solo nelle annate che garantiscono uve perfette al giusto grado di maturazione fisiologica.
Fanno invece parte della seconda categoria i vini figli di eventi straordinari. Straordinaria è stata l’annata 2007 di Cascina degli Ulivi, tanto che quando Stefano ha assaggiato il suo Mounbé ha deciso di imbottigliarlo diversamente dando vita all’Etoile du Raisin, il primo vino della linea dei tarocchi marsigliesi. Altrettanto interessante è il caso di Matthieu Barret, vignaiolo del Domaine du Coulet, che con la selezione delle migliori uve dei vigneti più in altitudine esposti a nord produce due diversi Cornas a seconda del carattere dell’annata: l’Ogre se si tratta di un’annata fresca e il Gore se si tratta di un’annata calda. E ancora il Pachna di Pacina, con cui Giovanna Tiezzi e Stefano Borsa hanno intenzione di imbottigliare una vera e propria testimonianza del carattere di alcune annate particolari e del cambiamento climatico in corso. È il caso del 2017, quando parte delle uve giunsero a perfetta maturazione già appassite (dando vita a una sorta di Amarone fatto in vigna a base sangiovese). Gli eventi straordinari però possono anche essere dovuti al caso. In questo campo sono esperti i Bera con il Tao, un moscato vendemmia 1995 a metà strada tra un passito e un muffato che dopo esser stato dimenticato per 20 anni si è rivelato incredibilmente vivo e affascinante, e il Bianchdùdùi, un moscato del 2000 affinato sottovela per 16 anni che ricorda i grandi Vin Jaune dello Jura.