Vigna vecchia fa buon vino… com’era il detto? Alla scoperta dei vigneti più anziani delle Triple “A”.
Se vi capitasse in mano un libro di testo tra i tanti offerti dai vari corsi di degustazione, sfogliando tra le prime pagine ne troverete di certo una sul “ciclo vitale della vite”. Per chi di voi ancora non lo sapesse, imparerete che nei i primi tre anni la pianta cresce e si sviluppa, ma è improduttiva; che segue la fase di produttività crescente per altri cinque anni, fino a quando la pianta è definitivamente adulta, entrando quindi nella fase di produttività costante e massima, che dura dai venti ai venticinque anni. Da questo punto in poi, per la vite comincia la vecchiaia, diminuendo progressivamente la quantità d’uva prodotta, fino a che, a un’età tra i trentacinque e quarant’anni, ne è fortemente consigliato il reimpianto.
Se invece vi capitasse di parlarne con un produttore, avreste sicuramente qualcosa in più interessante da imparare. Vi dirà che il libro ha ragione, perlomeno in termini quantitativi: dai quarant’anni in poi la vite diventa “economicamente insostenibile”, richiede tanta cura e produce poco. Ma si sa, quantità e qualità, in materia di vino, raramente vanno a braccetto, anzi spesso e volentieri sono proprio inversamente proporzionali tra loro. Immaginate che ogni anno la pianta abbia una certa quantità di materia (zuccheri, acidi, sostanze aromatiche, polifenoli, minerali, vitamine…) da distribuire equamente tra i suoi grappoli; da qui all’equazione “meno grappoli = più concentrazione” il passo è breve.
Ne risulteranno vini molto più profondi, più materici e con più potenziale evolutivo. La differenza sta come sempre negli obiettivi, ma non è un caso se sempre più produttori cominciano a vinificare separatamente i vari appezzamenti con viti di età diverse. In Francia dove, volenti o nolenti, sul vino sono sempre un passo avanti a noi, è molto diffusa la dicitura “Vieilles Vignes”, proprio ad indicare un vino proveniente da uve di piante vecchie, anche se non esiste una soglia d’età stabilita dalla legge.
Noi di Triple “A” abbiamo alzato l’asticella a 50 anni, ci siamo disfatti dell’aggettivo “vecchio”, che non rende giustizia alla qualità dell’uva di queste piante, che sono ormai di fatto dei veri e propri monumenti vegetali, e abbiamo scelto di valorizzare il lavoro di chi è disposto a investire tempo e lavoro in vigna, talvolta senza un tornaconto economico, ma sicuramente con un tornaconto qualitativo ed emozionale.
Scopri con noi la classifica dei vini nati dai monumenti vegetali più antichi dei produttori Triple “A”!
- De Sol a Sol Velasco Natural – Esencia Rural - 150 anni
- Pisador – La Mision – 120 anni
- Zibibbo Heritage Serragghia – Giotto Bini – 120 anni
- Bourgogne Aligoté 1902 – Domaine De Moor – 118 anni
- Vin de France Cuvée Les Nourissons – Stéphane Bernaudeau – 110 anni
- Morgon Cuvée Marcel Lapierre – Domaine Marcel Lapierre – 100 anni
- Dettori Rosso – Tenute Dettori – 100 anni
- Hasan Dede – Gelveri Manufactur – 100 anni
- Riesling Enkircher Batterieberg – Weingut Immich-Batterieberg 100 anni
- Nibiò Vigna Pinolo – Cascina degli Ulivi – 95 anni