Behind The Bottle | Giulio Viglione

Sono Giulio Viglione ho 75 anni e sono nato dopo la guerra, nel 1946, alla Bussia a sei chilometri da Monforte d’Alba e a uno e mezzo da Barolo. Sono langhetto e ho sempre fatto il contadino: all’inizio con mio padre, Carlo, e dal 1988 da solo.

Il mio primo ricordo legato al vino è di quando avevo cinque o sei anni e mia mamma organizzò una festa a casa e io di nascosto finii tutti i bicchieri rimasti. Mia madre si spaventò molto, ma mio padre la tranquillizzò dicendole “Cosa vuoi che sia, guarda, ha bevuto il vino che rimaneva”. Il vino ha sempre comunque fatto parte della vita quotidiana. Ho iniziato ad andare in vigna con mio padre quando avevo otto anni, dopo la scuola. Nel 1915 quando mio papà Carlo fondò l’azienda eravamo mezzadri, avevamo otto o nove ettari con campi, vigna e bestie. Facevamo fieno e l'uva si pigiava solo per fare un po’ di vino in damigiana per gli amici e per il consumo in famiglia.

Nel 1963 dopo una pessima vendemmia il prezzo delle uve era crollato e i compratori non aspettavano altro per pagare il meno possibile ma noi non avevamo ancora le attrezzature per fare vino. Allora mio padre disse: “Adesso basta fargli fare i soldi a questi commercianti”. E decise così di acquistare alcune botti e gli utensili indispensabili per produrre vino.

E fortunatamente il 1964 fu un’annata eccellente per il Barolo e fu il primo anno in cui vinificammo tutta la produzione. La 2020 è stata la mia ultima vendemmia. Io sono solo e dietro di me non c’è nessuno, non ho figli. È giunto il momento di riposarsi e allora ho deciso di non rinnovare più gli ultimi contratti di alcune vigne a Roddino dove c’era la barbera e il dolcetto.
In totale, contando bene, saranno quindi più di sessanta vendemmie.