Behind The Bottle | Giulia Fiorentini

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Behind The Bottle | Giulia Fiorentini

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Prima di bere un vino si beve un produttore! Behind the Bottle ti porta a scoprire chi è l'Agricoltore, Artigiano, Artista che si nasconde dietro ad ogni bottiglia e ad ogni etichetta. Giulia Fiorentini di Di Giulia si racconta.

Di Giulia
Di Giulia

Ho dato il mio nome al luogo che abito. Perché è nato dalla mia più profonda appartenenza, dal mio sogno di bambina. A sette anni non mi scandalizzava stupire il mio mondo di città e la mia famiglia di professionisti dicendo a gran voce di voler fare la contadina, di voler vivere sotto il cielo, imparare a toccare la terra. Il vino per me è diventato la culla di quel desiderio in cui molti leggevano una transitoria follia.

Per questo, più che con il primo calice assaggiato, mi piace identificare la mia scoperta del vino con il giorno in cui ho reciso il primo grappolo e pestato con i piedi la prima uva. Avevo 25 anni e vivevo su un'isola. Ricordo la gioia che ridondava fra i filari nel tempo di raccolta, le canzoni intonate a due voci fra cori di donne e di uomini, una vasca in pietra dove pigiavamo ridendo grappoli piccoli e rossi. Il sapore del primo calice era la gioia intensa di un'esperienza, l'eco di una magia senza tempo.

Dall'isola alla mia vigna nelle Marche il passo e stato breve, solo quello che conduce spontaneamente e velocemente da sogno in sogno. Era il 2012, sapevo in realtà molto poco della vita delle piante, ignoravo completamente il mistero della rinascita dei frutti in mosti. La gente del luogo che mi ha accolta è stata il mio maestro. Insieme a loro, il mio giovane vigneto e i miei vini.

Sono trascorsi pochi anni da quando il mio sogno è diventato pane quotidiano e la mia vita ha coinciso con il ciclo delle stagioni. Non è cambiato il mio stupore, ma si è allenata la pazienza. Non ho perso il seme del primo incanto, mi sono piuttosto educata al contatto, a riconoscere la trasformazione delle mie viti in sei vini tutti diversi.

Ogni anno una doppia gravidanza, fra sogni sempre più veri e vini sempre più liberi. Non è esagerato per me parlare di vino come di parto identitario, di meravigliosa scoperta di radice. E infatti tutti e sei i miei maestri mi assomigliano come fratelli. Perché sono inquieti e generosi, delicati ma decisi. Soprattutto sono vivi.
Come l'amore che li ha, e ci ha, generati.

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