Sono Gabriele Buondonno, quello del fiasco, e dal 1989 produco vini Bio in Chianti.
Il vino lo conosco da sempre, a casa senza vino non ci si sedeva a tavola, ma ho imparato a capirlo facendolo. E ho iniziato a farlo per caso. L’idea fissa che dalla città e dal mare mi ha portato alla terra non era il vino, ma “fare agricoltura”. Mi raccontano che già a 4 anni quando mi chiedevano, come spesso si usa coi bimbi, “cosa vuoi fare da grande?” io sempre rispondevo “il contadino”. Per quasi un anno cercammo seminativi ed arboreti e poi, ripeto per caso, seguendo un filo bio ci ritrovammo in Chianti.
Dapprincipio i dubbi, le paure e le preoccupazioni, non ti fanno comprendere appieno la natura del vino. Confesso che ci sono stati momenti in cui, con una cantinetta mezza all’aperto e mezza al chiuso, con soli 6 kW di energia, senza microssigenatori, scambiatori, gruppi frigo e concentratori, in un territorio come il Chianti dove nei primi anni ’90 investitori di tutto il mondo acquistavano aziende, dove cantine ipertecnologiche spuntavano come funghi e “grandi enologi” facevano il bello e il cattivo tempo, più di una volta mi son sentito perso e senza futuro.
Ma poi, per fortuna, col tempo capisci che il vino è tutt’altro, ti accorgi che il vino vive e più di te sa dove andare, così ho imparato a rispettarlo e assecondarlo, ho imparato ad avere fiducia nel vino. Tant’è che oggi, dopo più di 30 anni e con diversi ettari in più, continuo a far vino con una cantinetta mezza aperta e mezza chiusa, con soli 6 kw e senza tanta superflua tecnologia.
Come definirei il mio vino e in cosa mi assomiglia? Lo definirei un Amico Paziente, del resto come si dice “chi si somiglia si piglia”!