Lispida entrò nella mia vita nel 1986. Ero una matricola di medicina, la vita davanti e montagne di libri da studiare. Un giorno rividi queste vecchie mura e sentii che erano il mio eremo.
Il fantasma di casa se ne accorse, e vergò su di un muro il suo benvenuto che finiva più o meno così: “una dolce mano ne vuole abbellire e rifare affinché a sue antiche glorie abbia a ritornare”.
Il messaggio era chiaro, mi rimboccai le maniche e rimisi in attività vigneti e cantine.
Che il luogo intendesse amarmi e proteggermi lo avverto ancora adesso, e il primo segnale arrivò forte e chiaro nel ’92, quando conobbi Josko Gravner, maestro e amico di poche parole ma d’animo immenso.
Mi portò sulla strada dei vini naturali e poi alle anfore, secondo una sua strada direttissima che non ha mai ammesso compromessi.
Dopo due anni, ero seduto a tavola fra lui e Gianfranco Soldera, che mi disse “Taglia i tuoi vigneti, pianta Sangiovese”.
E fu così, piantammo quasi due ettari, le barbatelle risposero bene e si ambientarono al clima fuori latitudine. Non contento, abbracciai anche la più introversa Ribolla, che finì nella prima prova di Amphora presentata al pubblico, il 2001: un successo davvero incredibile, merito della Natura e della forza dell’amicizia di Josko, con il quale tre anni prima l’avevamo messa a dimora.
Oggi, quando ci ripenso, ritrovo il senso profondo che legò gli uomini, i vigneti, gli amici e il vino, in un viaggio che dentro di me dura ancora e non avrà mai fine.