Foradori è diventata un’azienda policolturale grazie a Myrtha, figlia di Elisabetta, che ha portato l’orticoltura tra i filari di teroldego. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con lei per farci spiegare com’è nata l’idea e cos’è il metodo bio-intensivo.
“Siamo figli di vignaioli, ma non siamo cresciuti in azienda. Ognuno faceva le sue cose e aveva massima libertà per le scelte sul suo futuro”. Quando mi faccio raccontare da Myrtha Zierock come è diventata orticoltrice, la prende da lontanissimo. “Poi guarda caso, siamo finiti tutti qua!” E anche con autoironia.
Quando sono stato la prima volta da Foradori, ho conosciuto Elisabetta, Emilio e Theo. Myrtha era in Canada a fare esperienza in degli orti urbani, almeno questo avevo capito. Ho conosciuto Myrtha un anno dopo, sempre a Mezzolombardo. Quel giorno non parlammo molto, ma ricordo bene la sua zucca al forno a chilometro zero. Dimostrò ottime doti culinarie oltre a quelle da orticoltrice. Ora che Myrtha ha avviato ormai da un po’ il suo progetto vero e proprio, ho capito che era giunto il tempo di capirne di più.
“Sai quelle cose che fai da bambino e ti ricordi per tutta la vita? Io ho memoria di un corso di educazione ambientale che feci alle elementari. Ecco il potere della curiosità, mi è rimasto quel pallino in testa fino alla fine del liceo, volevo saperne di più. In Italia avrei potuto studiare scienze agrarie, ma il programma era troppo incentrato sull’agricoltura e poco sulla relazione con l’ecosistema. Così avendo la fortuna di sapere il tedesco, sono andata a Friburgo a studiare scienze ambientali.”
Myrtha così si ritrova in una delle città più green del mondo, dove uno stile di vita completamente sostenibile non solo è possibile, ma incoraggiato. Mentre studia, passa le sue giornate tra i banchi dei mercati di Friburgo “andavo alla ricerca della pastinaca più buona” e nel frattempo promuove i vini a fianco dell’importatore tedesco “mi sono accorta, girando vari ristoranti, che potevo anche avere chissà quali bottiglie davanti, ma quello che mi interessava davvero era ciò che avevo nel piatto”.
Myrtha comincia a frequentare corsi di giardinaggio, di orticoltura “nessuna freccia di Cupido, il mio cuore è stato infranto da una carota. Mi sono innamorata della verdura, della bellezza della diversità, nonostante la fatica che serve per produrla”.
“L’università mi ha dato la possibilità di fare un anno all’estero in Oregon. Lì studio alla Oregon State University e lavoro da Ayers Creek Farm, dove imparo a selezionare e replicare le sementi a seconda del gusto e del microclima circostante. Capisco che un progetto di orticoltura avrebbe potuto arricchire Foradori, ma avevo bisogno di fare pratica”. Myrtha partecipa alla Small Farm Conference e incontra quello che diventerà il suo mentore. È Jean-Martin Fortier, il leader del Market Garden e ideatore e manager de La Ferme des Quatre-Temps, una fattoria in Quebec. Jean-Martin ha teorizzato e messo in pratica un modello di orticoltura redditizio su piccola scala, capace di bypassare tutti i passaggi della filiera e di rivolgersi direttamente al consumatore finale. “In Italia, è stato tradotto con metodo bio-intensivo: su ogni metro quadro si coltivano più ortaggi, è un metodo di coltivazione basato sul mantenimento di un’alta componente vitale nel terreno, così si riesce a produrre senza intaccare la vitalità del suolo. In questo modo è sufficiente un ettaro di terra per raggiungere il sostentamento economico”.


Myrtha, grazie a Jean-Martin, ha la possibilità di andare a formarsi a La Ferme des Quatres-Temps. “Mi ricordo che due settimane prima di partire ero in Sicilia da Giusto Occhipinti, rimase sconvolto dal fatto che per imparare a fare orticoltura me ne andassi in Quebec. Quello che non aveva compreso era la genialità del modello Market Garden di Jean-Martin: aveva creato un sistema che con poca terra a disposizione e cinque mesi scarsi di produzione intensa, visto il clima canadese, riusciva a dare un risultato stupefacente”. Myrtha ha la consapevolezza della realtà della Piana Rotaliana: poco spazio coltivabile e costo della terra altissimo, per questo il Market Garden è esattamente quello che cerca.
Trascorrerà due anni in Canada approfondendo le origini di questo metodo bio-intensivo, nato nelle periferie di Parigi dell’800 che era addirittura in grado di sostenere l’intero consumo della città, rielaborato da Eliot Coleman e poi proprio da Jean-Martin. “Non si usano trattori per il costo elevato e per l’effetto di compattamento del terreno, si preferiscono i motocoltivatori a due ruote. La cosa divertente è che i motocoltivatori lì erano cool, era l’attrezzo del contadino-hipster. Io invece venivo da un posto dove ogni vecchietto che si fa il suo orticello ne ha uno nel capanno”.
Oggi il progetto di orticoltura di Myrtha a Foradori è diventato realtà. Quest’anno su millequattrocento metri quadri di terra, tra le vecchie pergole dei filari di teroldego, Myrtha è riuscita a produrre verdure per un valore di oltre ventimila euro. “Se fai le proporzioni, capisci che davvero basta un ettaro per viverci”. Alla base del sistema stanno l’uso del compost, una suddivisione della superficie in piccoli blocchi e le rotazioni delle verdure tra ortaggi che consumano poco azoto come l’insalata, tra quelli che ne consumano parecchio come i pomodori o il cavalo nero e le leguminose azotofissatrici per il sovescio.
“È come giocare a Tetris in campo. Con i dati dell’anno precedente, durante l’inverno è necessario un grandissimo lavoro di pianificazione, altrimenti a metà stagione vai allo sbaraglio. Si basa tutto sul ragionamento e sulle previsioni, perché devi produrre anche in un’ottica economica di costanza di produzione e raccolta”.
Gli ortaggi di Foradori vengono venduti ai ristoranti e ai consumatori diretti, creando ogni martedì un mercato aziendale all’interno dell’azienda. “La cosa fondamentale è riuscire a dare vita a uno spazio di dialogo, un contatto diretto e vivo tra chi coltiva le verdure e chi le consuma. Per questo puntiamo molto sul mercato interno a Foradori, a pochi metri da dove ci sono gli orti, e su punti di ritiro strategici nelle città dei dintorni. Il dialogo contadino-consumatore è il grande valore aggiunto, oltre alla qualità della verdure”.
Oggi la diversificazione delle colture all’interno di un’azienda agricola è fondamentale. L’ha dimostrato anche il lockdown. “Chi lavorava in ufficio o in cantina si è trovato senza lavoro da fare nei mesi di massima esplosione degli orti e chi voleva si è integrato. Questo ha permesso non solo di non lasciare a casa nessuno, ma di nutrire l’interesse di chi lavora da Foradori, una nuova sfida per chi ha sempre lavorato tra quei filari: conoscono a memoria quel terreno e si trovano a doversi confrontare sullo stesso campo, ma su colture diversissime”. In aggiunta la diversificazione di produzione estende anche la diversificazione del cliente target. Vino, verdure e formaggi si autoalimentano vicendevolmente, facendo di Foradori una realtà multiforme, sostenibile e in continuo movimento.
Così, dopo il successo del progetto sul metodo Market Garden, Myrtha si è messa alla ricerca di un nuovo terreno, dove ampliare il progetto orticolo e dove Theo ed Emilio potranno piantare nuove varietà di uve a bacca bianca storiche del territorio. Lo hanno trovato ai piedi del Monte Baldo, a Brentonico. Da qui nascerà la nuova evoluzione di Foradori.