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Vitizionario: il vermentino

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Vitizionario: il vermentino

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Un tour dei vitigni del mondo raccontato attraverso le testimonianze degli Agricoltori, Artigiani, Artisti. Il vermentino secondo Andrea Marcesini e Daniele Parma.

Vitigno bianco mediterraneo per eccellenza, il vermentino trova la sua zona d’elezione lungo le coste sud europee che vanno dalla Spagna fino al centro Italia, passando per la Francia e le sponde corse e sarde. Negli ultimi anni ha riscosso tanto successo grazie ad alcune sue caratteristiche che hanno incontrato i gusti di gran parte dei consumatori, dando luogo a vini molto profumati, poco acidi, ma di grande forza sapida.

vermentinoTipicamente vinificato in assemblaggio con altri vitigni delle coste mediterranee, a partire dagli anni ’80-’90, come accaduto per la stragrande maggioranza delle uve, sempre più spesso il vermentino è stato vinificato in purezza.

“La grande fortuna del vermentino” racconta Andrea Marcesini de La Felce “è dovuta al fatto che si tratta di un’uva che riesce a coniugare meglio di altre qualità e quantità. È una varietà che ha bisogno di un clima asciutto e siccitoso, per questo cresce bene sulle coste e quando si è provato a portarlo nell’entroterra raramente ha dato risultati soddisfacenti. Queste caratteristiche lo rendono un vitigno forte che riesce a sopravvivere, rallentando il suo ciclo biologico in estate, e a maturare anche in situazioni di grande stress idrico”.

A seconda della zona di coltivazione il vermentino assume diversi nomi, tra i più famosi favorita in Piemonte, rolle nel sud della Francia e pigato nel ponente ligure (anche se a livello ampelografico non tutti sono certi che si tratti della stessa uva). “Il nome pigato” spiega Andrea “nasce dal fatto che il vermentino ha una buccia molto sottile e una polpa ricca di zuccheri e molto liquida. Le alte temperature estive fanno sì che una parte degli zuccheri caramellizzi, formando quelle che in dialetto vengono dette pighe, ossia delle macchiette scure che compaiono sull’acino”.

vermentino“Per me il vermentino” racconta invece Daniele Parma de La Ricolla “dà il meglio in Liguria, in Corsica e in Sardegna che sono le tre regioni dove i vignaioli hanno questo vitigno nel cuore e nella zappa. È un’uva che richiede dimestichezza da parte di chi la coltiva perché c’è da prestare molta attenzione in fase di maturazione. Essendo di per sé un vitigno poco acido, se non viene raccolto al punto giusto, si rischia di avere un crollo di acidità e quindi che il vino non abbia le caratteristiche per andare avanti nel tempo”. Per sopperire a tale problema, sia Daniele Parma che Andrea Marcesini concordano che il vermentino sia un’uva da lavorare in buccia, ossia con macerazioni più o meno brevi, capaci di contribuire a bilanciare le durezze.

Tra i vermentini in purezza Triple “A”: il Monte dei Frati e il Non Sempre de La Felce, coltivato su suoli sabbiosi che ne esaltano eleganza e sapidità, il Berette, l’Oua e l’Oua al Quadrato de La Ricolla, dove Daniele adotta macerazioni più lunghe, e il Dettori Bianco di Tenute Dettori, da uve coltivate su suoli argillo calcarei che danno vita a un vermentino più ricco e maestoso.

Tra gli assemblaggi invece: il Parmaea di Possa, da uve vermentino coltivate sull’isola di Palmaria in assemblaggio con trebbiano e albarola, il Gronda e l’Almare di Calafata, il primo bianco e il secondo macerato dall’uvaggio con malvasia, trebbiano e moscato, il Petit Salé di Chateau de Roquefort, dove il rolle spalleggia la clairette, il Luna & Gaia del Domaine Milan dove viene vinificato insieme a grenache blanc e roussane e ancora il Musar Jeune Bianco libanese dello Chateau Musar in uvaggio con chardonnay e viognier.

Che lo preferiate in purezza o in assemblaggio, scoprite quale vermentino fa per voi!

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