Quella di Stefano Pescarmona è una storia nomade, una storia che passa dalle colline del Piemonte ai vigneti di Banyuls-sur-mer, facendo tappa tra i banchi dell’Università di Berkeley fino ad approdare in Emilia, a San Polo d’Enza. È proprio da come sia arrivato lì che cominciamo a chiedergli di raccontarci la sua storia. “Ho sposato un’emiliana” ci risponde “così mi sono trasferito e nel 2013 ho dato vita a una piccola azienda agricola: Podere Magia”. In realtà il destino da agricoltore Stefano se lo sceglie ben prima, cominciando ad occuparsi di biodinamica nel ‘95, diventando agronomo nel 2000 e specializzandosi in agroecologia in California nel 2005. Considerato qundi cultore dell'agricoltura biodinamica, diventa docente presso le Università di Pollenzo, Torino, Firenze e Berkeley, mentre comincia a diffonderne e metterne in pratica i principi, cominciando dalle realtà più piccole, proseguendo con vere e proprie aziende agricole come Carussin, Matteo Correggia e Poggio Tre Lune fino a diventare consulente per realtà di dimensioni più grandi come Ceretto e San Patrignano.
È con questo bagaglio di esperienze che insieme a un amico nel 2007 comincia l’avventura di Vinyer de la Ruca, cantina ancora esistente, dove si cimenta con i Vin Naturellement Doux di Banyuls, piccolissima denominazione a sud del Languedoc-Roussillon. Da lì dovrà aspettare di approdare in Emilia per scoprire che, nonostante le origini piemontesi, sono i rifermentati a scorrergli nel sangue. “Appena sono arrivato me ne sono innamorato follemente” ci racconta “e nel 2015 ho impiantato i primi vigneti a malvasia di Candia, trebbiano romagnolo, spergola e lambrusco maestri”. Ovviamente per quanto riguarda l’approccio agronomico scelto non c’è neanche da chiedere, specialmente perché Stefano parla il linguaggio di un vero agricoltore, sottolineando come per lui “il vino naturale non può prescindere dall’essere il vino di un vignaiolo, perché è in vigna che si esprime, oltre alla competenza tecnica, la maggior parte del lavoro, fatto di passione e spirito di sacrificio”.
Stefano non è uomo da scendere a compromessi, lo si capisce presto, e ovviamente lo stesso approccio ha scelto di portarlo in cantina, dove è categoricamente escluso l’uso dell’anidride solforosa. “Faccio i vini solo con l’uva e ci tengo a dirlo” ci spiega “è vero che in certe annate può essere difficile, ma con la giusta conduzione agronomica, l’uva perfetta, la cantina pulita e facendo il vino giusto nel posto giusto, lavorare senza solforosa è possibile, anzi secondo me dovrebbe essere una prerogativa tecnica che distingue l’eccellenza dall’ottimo”.
L’eccellenza di cui parla Stefano la si ritrova nel suo Lambrusco Maestri, un vino capace di farsi icona di un territorio storicamente vocato alla produzione dei rifermentati. Se tra i lambruschi il Maestri è forse uno tra i più restii a mostrarsi, proprio una lavorazione naturale ne permette un'espressione affascinante e capace di evolvere inaspettatamente nel tempo, al contrario della stragrande maggioranza dei Lambruschi sul mercato, considerati da bersi entro l’anno. E Stefano ha deciso di scommettere proprio sull’evoluzione, complice la sua natura da sperimentatore, per capirne il percorso e le reali potenzialità temporali. Non è un caso la scelta di offrire tre diverse annate del Lambrusco Maestri di Podere Magia: 2020, 2019 e 2018 sfidando un pregiudizio e dando la possibilità di ricredersi anche solo con un bicchiere!
© 2023 Triple “A” • Velier S.p.a. - Genova, Italia •
P.IVA: IT00264080102 • Dati aziendali • Privacy Policy • Cookies • Powered by Blulab