“D’estate non si bevono vini rossi” o, peggio ancora, “i rossi vanno bevuti a temperatura ambiente”. Frasi sentite fin troppe volte, falsi miti ormai ampiamente sfatati, ma che ancora circolano, tanto da aver fatto nascere esilaranti movimenti ironici come quello del “Fronte della liberazione dei vini rossi dalla temperatura ambiente”.
Non siamo qui a dirvi di aprirvi una bottiglia di Amarone da quindici gradi e mezzo in riva al mare a mezzogiorno di una domenica d’agosto. Un concetto di “stagionalità del vino” sicuramente esiste, ma relegare i rossi esclusivamente alle stagioni fredde è una visione miope, spesso legata alla cattiva abitudine di berli a temperature troppo alte e che non tiene conto di una nuova categoria di vini rossi che negli ultimi tempi si è prepotentemente (e giustamente) imposta sulla scena del vino, specialmente su quella del naturale.
Parliamo dei rossi leggeri, quelli da breve macerazione sulle bucce, vinificati perlopiù in contenitori d’acciaio, cemento o vetroresina, che puntano su immediatezza, beva e freschezza. Rossi golosi, agili e scattanti che giocano su croccantezza, acidità e sale a discapito del tannino (lieve o magari vegetale, se si tiene in macerazione una percentuale di raspo).
Attenzione, non sono vini di ripiego, né frutto di cattive annate, né tantomeno da uve non mature, ma rossi nati dalla volontà di sfatare quei miti di cui si parlava sopra e che richiedono un certo savoir-faire artigiano in cantina. Vini che stanno bene in frigo (tanto poi due o tre gradi d’estate nel bicchiere li prendono in meno di un minuto) e che una volta stappati chiedono un glacette al loro fianco e una mano attenta, capace di giocare a far dentro e fuori per mantenerli né troppo caldi né troppo freddi.
Alternativa alla macerazione breve è la macerazione carbonica, tecnica nata nel Beaujolais che consiste nella saturazione con anidride carbonica del tino di fermentazione con conseguente macerazione che estrae tanto colore e pochi tannini. Questo tipo di vinificazione negli ultimi tempi sta prendendo sempre più piede, anche in zone dove storicamente non è mai stata neanche presa in considerazione. Bene se lo si fa con giudizio e con spirito intraprendete di sperimentazione, un po’ meno bene se si fa per inseguire un mercato di tendenza, andando a snaturare tradizione, varietà e terroir.
Il fatto che i rossi leggeri abbiano trovato campo fertile nel mondo dei naturali non deve stupire. Punto primo proprio perché il naturale ha sempre rifiutato la rigidità dei dogmi di una certa “scuola del vino” che ama fissare paletti (come quelli dei range di temperatura), punto secondo perché i vini che cercano beva non possono che trovare un alleato in un movimento che promuove l’assenza di aggiunte o sottrazioni artificiali in cantina e un basso, se non nullo, contenuto di solfiti.
Questo è quanto e qui sotto trovate i rossi leggeri di cui ci siamo innamorati sin dal primo sorso. Provateli insieme agli ultimi sprazzi d’estate, ma soprattutto fateci sapere quali sono i vostri preferiti!