Il ricordo di un’estate in canottiera, le corse lungo il bagnasciuga da bambini, scottati dal sole.
Leccarsi le labbra dopo il bagno, una carezza di nonna e il primo schiaffo di papà. Scavalcare un cancello per recuperare il pallone, sbucciarsi le ginocchia, scoprire il sapore di una goccia di una sangue e di una lacrima. Nonno che di nascosto ti sporca il bicchiere d’acqua con una punta di vino, la lotta con tuo fratello, la rabbia e il sudore. Confidare un segreto, le risate a crepapelle, infrangere una regola. Una pesca rubata dai banchi del mercato, i capelli arruffati, il primo bacio.
Il Marinetto di Sergio Arcuri è un cocktail di mare e “calabresità”, un vino che si fa specchio del luogo in cui nasce, delle mani di chi lo fa, delle labbra di chi lo beve. Un concentrato di caldo, di profumi, di alcol, di sale e di conchiglie. Un vino capace di farvi tornare bambini, un effetto madaleine che si ripropone sorso dopo sorso. Con la pace, il silenzio, la gioia tutto intorno.