Dall’antipasto al dolce, a Natale nel piatto vince la tradizione. Esaltala con un vino Triple “A” nel calice. Scopri insieme a noi tutti gli abbinamenti perfetti per passare il tuo Natale in compagnia dei vini degli Agricoltori, Artigiani, Artisti.
Anche quest’anno, anche se in un clima totalmente diverso dal solito, è arrivato il momento dei grandi preparativi per il Natale: l’albero, il presepe, la lista dei regali, ma soprattutto quella della spesa. Che siate tipi da cenone della Vigilia, da pranzo di Natale o da entrambi poco importa: mettere d’accordo tutti a Natale è pressoché impossibile. Del resto il menù varia di regione in regione, da città a città, di famiglia in famiglia e guai a chi tocca le tradizioni natalizie! Per questo ci limitiamo, come sempre, a qualche consiglio enoico, perché l’importante è avere a portata di mano vino a sufficienza per diffondere allegria e convivialità in tavola! La caratteristica essenziale? La versatilità, vini che possano accompagnare agilmente più portate, a meno che vogliate finire addormentati sul divano prima dell’arrivo dei secondi.
È bene cominciare dal principio. Difficilmente ci si siede subito ai propri posti, anche perché consapevoli che si resterà con le gambe sotto al tavolo per qualche ora. Tra due chiacchere, l’imbarazzo del –dove mi siedo?- e qualche tartina da affrontare con moderazione per non rovinarsi il pasto è bene dare il via ai brindisi con una bollicina. Va da sé che è lo Champagne a far da padrone della situazione, a seconda dei gusti in una versione più ricca, grassa e morbida, come per la Cuvée Reserve Brut Nature di Charlot, o in veste più affilata e tagliente come nel caso della Cuvée CCXCI Terre Blanc de Noirs di Augustin. Ma se siete degli anticonformisti, nulla vieta di far capire ai convitati sin da subito il vostro spirito naturalista e darsi a rifermentati col fondo senza compromessi come l’O-X Bianco Frizzante di Costadilà o il Tribolà di Monte dei Roari. Qualcuno probabilmente storcerà il naso al primo sorso. Vedrete che sarà lo stesso che verrà a chiedervi il secondo calice prima di tutti gli altri.
È tempo di dare il via alle danze. Ma prima è meglio distinguere le due grandi filosofie del cenone della Vigilia e del pranzo di Natale: il primo di magro, il secondo con carne a volontà, ovviamente con tutte le eccezioni del caso.
Se prediligete il mondo marino, non potete che cominciare da molluschi e crostacei. Generalmente si va di crudo con gamberi e gamberoni, seppioline, e poi ostriche, tartufi di mare, ricci, cannolicchi e cappesante. In casi come questi l’abbinamento va di pari passo con la sapidità di ciò che si ha nel piatto prediligendo quindi vini marini e minerali come il Sancerre Clos Paradis del Domaine Fouassier o il Muscadet Classic di Domaine de l’Ecu.
Nonostante sposino alla grande anche tutte le varianti di primi, per accompagnare i ravioli di branzino piuttosto che delle linguine ai frutti di mare o un risotto agli scampi, possiamo tornare in patria cercando bianchi un po’ più corposi, volendo anche con una punta di aromaticità, ma sempre intimamente legati al mare come il Renosu Bianco di Tenute Dettori o un Er Giancu di Possa.
Il gioco si fa duro sui secondi dove finalmente si abbandona il mondo dei bianchi, fatta eccezione giusto per una frittura che raggiunge il massimo con un calice di Belo di Slavcek. I re della tavola, da nord a sud, nelle loro decine di varianti, sono senza dubbio il baccalà e il capitone. Il primo può trovare un’ottima spalla nei rosati di carattere come il Marinetto di Sergio Arcuri o il Corail di Chateau de Roquefort, il secondo invece per la sua grassezza va a nozze con un rosso fresco, ma carnoso come il Mille de I Cacciagalli o il Niuru Maru de l’Archetipo.
Cambiando totalmente versante, esplorando le tavole dei carnivori, gli antipasti spaziano tra i tanti salumi formaggi e sott’olio regionali e non. Se già un rosso potrebbe accompagnarli giustamente, per andare per gradi si può pensare a un bianco morbido e denso come il Musar Jeune Bianco di Chateau Musar o a un rosato tagliente e scattante come il Rebecca di Di Giulia.
Salendo di rango e passando ai primi, vediamo comparire sulle tavole lasagne, paste al forno, tortelli e tortellini. Sgrassare è la parola d’ordine e allora la scelta può andare verso rossi con le bolle, come il Lambrusco Fermente de La Collina o la Barbera Vivace Le Verrane di Bera, o di nervo e tensione come la Freisa di Tenuta Migliavacca o l’Amos di Valdisole.
Sono però le grandi carni a fornire le migliori possibilità di abbinamento. A ognuno il suo: gli abbinamenti sono perlopiù territoriali. Un montepulciano graffiante, anche in versione rosata, come Lusignolo di Feudo d’Ugni con l’agnello, un Barolo di Giulio Viglione con i brasati, un Brunello di Montalcino come il Cielo d’Ulisse di Podere Le Ripi con la selvaggina, o ancora la freschezza del Toseo di La Ricolla con un coniglio alle olive. Se invece volete spaziare nei contrasti, provate l’accoppiata vincente Musar Rosso e cappone con le castagne!
E per il dolce? Che sia panettone, pandoro, struffoli, torrone o qualunque altra cosa, non c’è Natale che si rispetti senza un Moscato d’Asti in tavola, quello dei Bera vi stupirà per la sua beva senza limiti. Se siete in vena di farvi un regalo invece scegliete il re dei passiti, lo Schiacchetrà Riserva di Possa.
Fateci scoprire i vostri abbinamenti natalizi con le Triple “A” taggandoci nelle storie di Instagram. Prosit e buon Natale!