Il brunch della domenica è qualcosa di essenziale: il modo perfetto per cominciare la giornata, un’ottima scusa per alzarsi tardi e dalla colazione tirare dritti al pranzo e, nel caso siate reduci da scorribande alcoliche notturne, l’occasione per rivivere con gli amici le tappe della serata precedente.
Nient’altro che la crasi delle parole breakfast e lunch, il brunch è una colazione tardiva che si prolunga fin oltre il pranzo, con piatti dolci e salati da condividere che si alternano sulla tavola in ordine sparso. Nato nella campagna inglese di fine Ottocento come una sorta di buffet servito prima delle battute di caccia, oggi il brunch è entrato a far parte anche della nostra quotidianità. E se da bravi italiani dalla colazione ci siam portati il caffè, gli yogurt, la frutta e così via, dal pranzo ci siamo portati i piatti salati, ma soprattutto il vino!
Allora, a seconda di cosa avete intenzione di portare in tavola, ecco qualche piccolo suggerimento sugli abbinamenti da metà mattinata: vini da colazione e da pranzo, freschi e dissetanti, gastronomici e conviviali.
Per i più cauti e i meno svegli, prima del calice è meglio passare dalla tazzina. Prendete la moka più grossa che avete, specialmente se non riuscite a ricordare quante persone avete invitato la sera prima sull’onda dell’entusiasmo. Ognuno nel fare il caffè ha il suo rituale preciso, il nostro, visto che per cominciare al meglio la giornata un gesto d’amore verso sé stessi è d’obbligo, è quello di scegliere il caffè migliore e vi assicuriamo che di miscele come quelle che escono dal Laboratorio di Torrefazione Giamaica ne esistono ben poche.
Dopo il caffè, è tempo di dare ufficialmente il via alle danze. Portate in tavola qualche fetta tostata di pane casereccio, burro di montagna, marmellate della nonna e, per i più golosi, un vasetto dell’imbattibile Miele Millefiori di Mieli Thun. Niente complicazioni, ognuno si serve da sé mentre sul tavolo si affacciano i primi calici.
Per iniziare è meglio partire dal basso. Soprattutto se si fa rifermento al grado alcolico. Se cominciate il brunch dal dolce non c’è abbinamento più riuscito del Moscato d’Asti di Bera. Se servito ghiacciato, la sensazione di dolcezza si attenua mettendo in evidenza sale e acidità di un moscato aromaticissmo, ma mai stucchevole. Chi invece preferisce il salato, per mantenersi su un contenuto d’alcol limitato può optare per l’ Aqvarello, una piquette frutto dell’alluvionamento delle vinacce di sangiovese, tripudio di frutta e bollicine a soli 7,5 gradi. Anche i più piccoli e i più provati dalla sera precedente possono partecipare anche loro al brindisi versandosi di nascosto un’alternativa analcolica, ma pur sempre Triple “A” come il Succo di Mela Discovery di Wetter Brennerei o il Succo di Clementine e Mandarini di Ciaculli di Biosmurra.
Elemento irrinunciabile di ogni brunch degno di essere chiamato tale sono le uova. Si passa dalle classiche strapazzate alle più elaborate uova alla Benedict, dall’essenzialità di una cottura alla coque alle più complesse uova in camicia. Siate rivoluzionari e stupite i vostri amici dando alle vostre uova un’influenza israeliana con una Shakshuka speziata e leggermente piccante. Per tenergli testa van cercati vini dal carattere multiforme che giocano sull’effetto sorpresa. È il caso di uve aromatiche vinificate secche come nel caso del Nostos, il brachetto di Valdisole, o dell’ Espoir du Bulles di Les Vins Pirouettes.
L’estrema variabilità del menù spesso richiede bottiglie versatili, capaci di sostenere preparazioni anche molto diverse tra loro. È il campo da gioco perfetto per rifermentati e ancestrali: bollicine a bassa pressione, col fondo e freschissime, vere e proprie spremute d’uva. Dallo slanciato e agile 450 slm di Costadilà, al più gastronomico Festajole di Tenuta Fornace fino al profumato Vient’e Terra de i Cacciagalli.
Allo stesso tempo, specialmente d’estate, il brunch può essere la giusta occasione per disfarsi della convinzione ancora dura a morire che i rossi siano da bere a temperature ambiente. Non abbiate paura, rossi leggeri come lo Scapigliato di Calafata o il Puszta Libre di Claus Preisinger, giocando sulla freschezza, tanta frutta e quasi zero tannino, non temono il frigorifero. Vi sembrano troppo freddi? Dategli qualche minuto nel calice e con questo caldo arriverà presto a temperatura di servizio ideale.
Se nonostante tutto la cosa ancora non vi convince, potete sempre avvicinarvi a piccoli passi scommettendo sull’evergreen che mette tutto d’accordo: il rosato. La freschezza di un bianco e i profumi di rossi che s’incontrano nel calice, come per il teso e croccante Rebecca di Di Giulia o per il più mediterraneo e avvolgente Rosato di Primitivo de L’Archetipo.
Chi invece vuole dirigersi verso nuovi lidi per dar sfogo alla sete di ricerca e sperimentazione, può intraprendere un vero e proprio viaggio nel calice. Il Retsina di Kamara Wines vi porterà fino in Grecia sulle note balsamiche della resina di pino di Aleppo: da provare in purezza on the rocks o in miscelazione con un’acqua tonica delicata. Meta alternativa l’Andalusia, con lo Sherry Fino di César Florido: un naso ricco e affascinante per una bocca secchissima da tutto pasto.
Pronti a preparare il vostro primo brunch della domenica? Scelta un’idea di massima sul menù, sta solo a voi scegliere la bottiglia che più si addice o che più vi intriga. Attenzione, una volta che i vostri amici avranno capito che sapete scegliere il vino, toccherà a voi per sempre. Ma almeno quegli orribili centrifugati di carota e barbabietola saranno solo un lontano ricordo.
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